Nella raffica di misure annunciate da Trump, una riguarda Cuba: l’isola caraibica sarà nuovamente reinserita nella lista nera dei paesi che sostengono il terrorismo. Cuba era stata rimossa dall’elenco solo pochi giorni fa dall’ex presidente Joe Biden, grazie a una mediazione della Chiesa cattolica. In virtù di questa mediazione, il presidente cubano Díaz-Canel aveva annunciato la liberazione di 553 detenuti, in gran parte dissidenti politici.
Tra coloro che hanno ritrovato la libertà c’è anche José Daniel Ferrer, uno dei principali leader della dissidenza e fondatore del movimento di opposizione Unione Patriottica di Cuba. Ferrer era stato arrestato durante le manifestazioni contro il governo dell’11 luglio 2021. “Ora è necessario continuare a promuovere campagne di solidarietà per chi è rimasto in carcere”, ha detto Ferrer ai microfoni della RSI. “Non deve diminuire neanche la campagna di informazione, perché tutto il mondo deve conoscere la realtà che vive Cuba e l’opposizione”.
La libertà ritrovata non cancella comunque l’esperienza di una detenzione durissima. “Per la maggior parte del tempo ho subito pressioni di ogni tipo”, ricorda il 54enne. “Sono stato picchiato brutalmente due volte. Anche il cibo era pericoloso, perché potevano drogarti per provocare stati psichici ed emotivi alterati”.
Tutto questo, però, non sembra fermare il dissidente nella sua lotta non violenta per una Cuba democratica. “Qualsiasi cubano che ami Cuba – ha detto Ferrer – e che crede che la democrazia e il rispetto dei diritti umani siano vitali per una società sana e felice, deve adesso dare il suo contributo”. Cuba, tuttavia, nega l’esistenza di detenuti politici e accusa gli oppositori di essere al servizio degli Stati Uniti.