Il gasdotto Trans Adriatico (TAP) è un'opera "legittima" e "interromperne la realizzazione comporterebbe costi insostenibili, pari a decine di miliardi di euro. In ballo ci sono numeri che si avvicinano a quelli di una manovra economica". Così il primo ministro italiano, Giuseppe Conte, venerdì sera ha dato il via libera al contestato progetto che prevede di portare il gas dell'Azerbaijan all'Italia, approdando sulle coste salentine.
"Ad oggi non è più possibile intervenire sulla realizzazione di questo progetto che è stato pianificato dai Governi precedenti con vincoli contrattuali già in essere", ha affermato il premier in un comunicato ufficiale. Con questa dichiarazione, Conte ha rotto mesi di indugi sul delicato tema del gasdotto, che era stato oggetto della campagna elettorale del Movimento 5 stelle.
"Con noi al Governo, quest'opera la blocchiamo in due settimane", aveva promesso durante un comizio in Puglia l'esponente grillino Alessandro Di Battista. A Melendugno, comune interessato direttamente dai cantieri - dove alle ultime elezioni il M5s aveva raccolto il 63% dei consensi - ora alcuni cittadini gridano al "tradimento" e gli esponenti del comitato No TAP chiedono le dimissioni dei ministri, accusando l'Esecutivo di "nascondersi" e "scaricare le responsabilità" sugli altri.
I costi immediati di un'eventuale interruzione dell'opera si ripercuoterebbero anzitutto sul consorzio di aziende TAP Ag, che ha sede a Baar, nel canton Zugo, e di cui fa parte anche la società elvetica Axpo, con una quota del 5%, oltre all'italiana Snam (20%), all'azera Socar (20%), alla BP (20%), alla belga Fluxys (19%) e alla spagnola Enagas (16%). La Svizzera si è sempre schierata a favore della realizzazione del gasdotto, definendolo "strategico" fin dalla sua nascita.