A Gaza è un altro giorno di guerra. Le truppe israeliane avanzano e chi può lascia le proprie case per mettersi in salvo, spesso senza nemmeno sapere dove andare. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ci ha messo cinque giorni ad accordarsi su una risoluzione per tentare di risolvere il conflitto. Ogni parola è stata valutata e soppesata con cura per evitare il veto degli Stati Uniti e alla fine la richiesta di un cessate il fuoco è sfumata.
Il testo chiede alle parti di favorire la creazione di condizioni per la fine delle ostilità e misure che consentano l’accesso immediato degli aiuti umanitari, ma i dubbi sulla sua reale efficacia non mancano. Medici senza frontiere e diverse altre ONG hanno sostanzialmente detto che questo documento è un fallimento, mentre il dipartimento federale degli affari esteri si è espresso dicendo che si tratta comunque un passo nella direzione giusta.
Nelle scorse ore Israele ha ordinato ad altre 150’000 persone di lasciare il centro della Striscia dove nella notte altre decine di persone sono morte sotto le bombe. Mentre l’agenzia ONU per i rifugiati ha ribadito che ormai non esiste più alcun luogo sicuro nemmeno per i loro operatori.
Dall’inzio della guerra ne sono già morti 136. Il bilancio complessivo dei morti a Gaza invece supera ormai i 20’000. E intanto Egitto e Quatar continuano a mediare per tentare di trovare un accordo su un nuovo stop dei combattimenti.