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ONU, indagare su “possibili crimini di guerra” israeliani

La richiesta arriva dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Una richiesta “di parte” secondo Israele

  • 21 dicembre 2023, 16:43
  • 21 dicembre 2023, 22:43
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Palestinesi cercano dispersi tra le macerie dopo un raid israeliano su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza

Di: AFP/Reuters/RSI Info/M. Ang. 

L’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha chiesto a Israele di aprire un’indagine su “possibili crimini di guerra commessi” da parte delle sue forze armate a Gaza, una richiesta “di parte” secondo le autorità israeliane.

In un comunicato stampa di mercoledì, l’agenzia delle Nazioni Unite ha dichiarato di aver ricevuto “informazioni inquietanti” sulla morte di “11 uomini palestinesi disarmati” a Gaza City, uccisi martedì sera durante un intervento dell’esercito israeliano in un edificio residenziale della città, dove si erano rifugiate diverse famiglie. I soldati israeliani hanno “separato gli uomini dalle donne e dai bambini, poi hanno sparato e ucciso almeno 11 uomini (...) davanti alle loro famiglie”, secondo le testimonianze oculari diffuse dall’Osservatorio EuroMed per i diritti umani. L’agenzia delle Nazioni Unite ha confermato la morte degli 11 palestinesi, ma ha affermato che “le circostanze degli omicidi sono in corso di verifica”. “Le autorità israeliane devono condurre immediatamente un’indagine indipendente, approfondita ed efficace su queste accuse”.

Giovedì, un funzionario israeliano ha reagito al rapporto, denunciandolo come una “diffamazione” basata su “fatti non verificati e non comprovati”, che ha descritto come “l’ennesimo esempio dell’approccio fazioso e pregiudiziale” che l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha adottato da anni nei confronti di Israele. “Le Nazioni Unite non possono essere considerate un partner serio quando i suoi organi e le sue agenzie sono continuamente usati come portavoce della propaganda palestinese e scudi per i terroristi di Hamas”, ha aggiunto, parlando a condizione di anonimato.

I precedenti: madre, figlia e i tre ostaggi abbattuti con la bandiera bianca dal fuoco israeliano

Dopo più di due mesi di guerra a Gaza, l’azione dell’esercito israeliano è sempre più criticata e la pressione internazionale per una tregua sta crescendo. Lo scorso fine settimana hanno suscitato polemiche le morti di una madre e di una figlia, uccise da un soldato israeliano davanti all’unica chiesa cattolica di Gaza, e di tre ostaggi israeliani, uccisi per errore mentre sventolavano una bandiera bianca. Israele si dice aperto all’idea di una tregua, ma esclude qualsiasi cessate il fuoco prima di “eliminare” Hamas, che considera un’organizzazione terroristica, così come gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Wp, prove non sufficienti a mostrare che Hamas ha usato ospedale

“Le prove presentate dal governo di Israele non sono sufficienti a dimostrare che Hamas ha usato l’ospedale al-Shifa come centro di comando”. Lo afferma il Washington Post sulla base delle analisti di immagini satellitari e altro materiale pubblicato dalle forze armate israeliane (Idf).
“Questo solleva domande cruciali, secondo gli esperti legali e umanitari, sul fatto che i danni ai civili causati dalle operazioni israeliane contro l’ospedale fossero proporzionati alla minaccia”, aggiunge il Washington Post.

Hamas: “Dall’inizio della guerra uccise a Gaza 20’000 persone”

Secondo Hamas, dall’inizio dell’offensiva dell’esercito israeliano, a Gaza sono morte circa 20’000 persone, soprattutto donne, bambini e adolescenti. L’offensiva è stata lanciata come rappresaglia per l’attacco senza precedenti condotto il 7 ottobre dal movimento islamista palestinese, che ha causato circa 1’140 morti in territorio israeliano. Circa 250 persone sono state prese in ostaggio, 129 delle quali sono ancora detenute a Gaza, secondo Israele.

OMS: “Nord di Gaza senza ospedali funzionanti”

Il nord di Gaza è rimasto senza ospedali funzionanti. Lo ha riferito l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) secondo quanto ha indicato il quotidiano israeliano Haaretz. L’OMS da Ginevra fa sapere che la causa per la mancata funzionalità degli ospedali del nord di Gaza è dovuta alla mancanza di carburante, personale e forniture. Secondo l’organizzazione inoltre, solo 9 strutture sanitarie su 36 restano parzialmente funzionanti in tutta Gaza e sono tutte nel sud della Striscia, ha specificato ai giornalisti Richard Peeperkorn, rappresentante dell’OMS a Gaza, scrive l’agenzia di stampa britannica Reuters. L’ospedale “Al-Ahli è stato l’ultimo” a continuare a funzionare”; adesso cura ancora i pazienti presenti ma non ne ammette di nuovi”. La struttura conta al momento “circa dieci membri del personale, tutti medici e infermieri, che continuano a fornire il primo soccorso di base, la gestione del dolore e la cura delle ferite con risorse limitate”, ha affermato Peeperkorn. “Fino a due giorni fa, era l’unico ospedale nel nord di Gaza in cui i feriti potevano essere operati ed era sopraffatto da pazienti che necessitavano di cure di emergenza”, ha aggiunto.

Consiglio ONU su Gaza, rischio di una nuova fumata nera

Intanto si rischia il terzo rinvio di fila del voto sulla risoluzione ONU per Gaza. Inizialmente programmata per le 15.45 ora di New York, le 21,45 in Svizzera, la discussione del Consiglio di sicurezza dell’ONU è ora sparita dall’agenda. Non è più in programma sul sito né nel palinsesto della tv dell’ONU Il Consiglio di sicurezza ha invece discusso della situazione in Siria e della cooperazione tra le Nazioni Unite e l’Unione africana.

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