Si avvicina la data di scadenza del grano bloccato in Ucraina. E se Mosca apre al passaggio delle navi, Kiev non si fida. Intanto a rischio sono decine di milioni di persone perché la guerra potrebbe provocare una crisi alimentare mondiale. A dirlo è l'ONU, preoccupata soprattutto per i paesi africani, con la FAO che prevede fino a 13 milioni di persone in più toccate dalla carestia.
Se incombe la minaccia di una crisi alimentare mondiale, non è di certo colpa nostra, dice Vladimir Putin alla televisione russa. L’Ucraina, secondo il presidente, può esportarlo il suo grano, basta che vada a sminare i fondali dei porti che sono ancora sotto il suo controllo, come quello di Odessa. Da Mosca garantiscono un passaggio delle navi in sicurezza e se questo non basta, proseguono, di vie ce ne sono altre. I cereali possono essere esportati attraverso il Danubio, oppure dai porti conquistati da Mosca, come Mariupol o Berdyansk. Soluzione, questa, che non piace a Kiev ma un'altra non piace a tutto l'Occidente: esportare il grano attraverso la Bielorussia. Putin caldeggia questa come la via più semplice per portare fuori il grano a patto di togliere le sanzioni al suo principale alleato.
Il nodo del grano sarà anche "in cima all'agenda" della visita in Turchia del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov l'8 giugno, ha fatto sapere il Cremlino, ma tra gli ucraini continua a prevalere la diffidenza. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha assicurato che "l'Ucraina è pronta a creare le condizioni necessarie perché riprendano le esportazioni dal porto di Odessa", ma il timore è che la Russia "approfitti della rotta commerciale per attaccare la città".
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