Dai banchi dell’università alle corsie del reparto pediatrico dell’Ospedale universitario di Brescia per curare i bambini affetti da Covid-19. Una situazione in cui Raissa Caldelari, un’infermiera trentunenne del Mendrisiotto, si è ritrovata per caso. Dopo avere svolto varie esperienze in Svizzera, Raissa ha deciso di voler lavorare con le persone vulnerabili, scelta che l’ha portata a fare diverse esperienze nei campi profughi greci, per poi decidere di continuare il suo percorso formativo a Brescia, dove ha iniziato un corso di medicina tropicale.
Tutto questo fino a pochi mesi fa, quando la pandemia causata dal nuovo coronavirus ha investito il Nord Italia e ha spinto la giovane infermiera a mettersi volontariamente a disposizione dell’ospedale locale.
Una scelta non facile, soprattutto dal punto di vista emotivo. I bambini con il coronavirus non possono ricevere né visite né tantomeno coccole, se un genitore decide di accompagnare il proprio figlio viene isolato insieme a lui.
“Lavoro con i bambini da anni e questa è una situazione molto difficile, perché ci è chiesto di limitare al minimo i contatti umani. Fortunatamente il virus si manifesta in modo meno acuto nei bambini, tuttavia i malati sono molti. In reparto ci sono anche piccoli di 3-4 mesi”, racconta Raissa, intervistata ad Albachiara da Sandy Altermatt e Marcello Fusetti.