Destituzione di Yoon sotto esame, potrebbero volerci mesi

La Corte costituzionale della Corea del Sud ha iniziato lunedì mattina una prima riunione sull’impeachment del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, sanzionato dopo il suo fallito tentativo di imporre la legge marziale. Se l’impeachment sarà confermato, il 63enne diventerà il secondo presidente sudcoreano (dopo Park Geun-hye nel 2017) a essere ufficialmente rimosso dall’incarico.

La Corte ha circa sei mesi di tempo per pronunciarsi sulla validità della procedura. Se dovesse confermarla, in seguito si dovranno tenere le elezioni presidenziali entro 60 giorni. Il vincitore entrerebbe in carica il giorno successivo, senza il consueto periodo di transizione. Durante questa lunga fase, della durata massima di otto mesi, il primo ministro Han Duck-soo agirà come presidente ad interim.

Intanto, il capo del partito al governo, Han Dong-hoon, ha dichiarato che si dimetterà in seguito all’impeachment del presidente e ha offerto le sue “sincere scuse a tutti coloro che hanno sofferto a causa della legge marziale”.

Il leader dell’opposizione Lee Jae-myung ha dichiarato domenica che una decisione rapida è “l’unico modo per limitare i disordini nazionali e alleviare le sofferenze del popolo”. Stella della politica invischiata in vicende che potrebbero costargli l’eleggibilità, Lee è il favorito dagli analisti in caso di nuove elezioni. Nel 2022 ha perso contro Yoon con il margine più stretto nella storia della Corea del Sud.

La Corea del Nord, che ha iniziato a rilasciare le sue reazioni dall’inizio dei disordini a Seul, ha descritto Yoon Suk-yeol come il “leader della ribellione”. Come di consueto, Yoon è stato definito “fantoccio” dai media di Stato nordcoreani, che lo considerano sotto il controllo degli Stati Uniti.