Lo scandalo dei motori truccati ha scosso l'intero settore automobilistico da quando è scoppiato alla Volkswagen quattro anni fa, causando un domino di processi tra cui la più grande azione legale collettiva nella storia moderna della Germania. Nella causa che ha preso il via lunedì a Brunswick, il gruppo dovrà affrontare 470'000 clienti.
Dieselgate, inizia il processo
Telegiornale 30.09.2019, 12:30
L’azienda ha raggiunto accordi transattivi negli USA e in Australia, ma si sta opponendo con fermezza alle rivendicazioni europee, in un processo che potrebbe anche durare molti anni. Ecco cosa c'è da sapere su "Dieselgate" le cui origini vanno ricercate una decina di anni prima, nei laboratori di sviluppo dell’azienda tedesca.
L’origine
Nel 2006, Volkswagen lanciò un motore conforme alle norme antinquinamento statunitensi, molto più restrittive di quelle europee per quanto concerne le emissioni di anidride carbonica (CO2) ma non per quelle effettive di ossido di azoto (NOx). L’anno successivo, confrontata con le difficoltà legate a questo progetto, sviluppò – secondo quando emerso dalle indagini – un programma per aggirare i risultati dei test. Fu uno studio pubblicato negli USA a evidenziare risultati anche 40 volte superiori ai livelli autorizzati.
Una fase del test sulle emissioni
L’inchiesta negli Stati Uniti
Il 18 settembre 2015, l’Environmental protection agency (EPA) ha emesso un avviso di violazione delle norme sulla qualità dell’aria a carico del gruppo Volkswagen che ha ammesso di aver falsificato con l’utilizzo di un software 11 milioni di veicoli. Sono stati incriminati nove ex leader del gruppo, tra cui l'ex capo Martin Winterkorn mentre due ingegneri sono stati condannati.
Nel 2017, i tribunali hanno approvato un risarcimento per circa 600’000 clienti, portando la spesa a oltre 22 miliardi di dollari per soddisfare autorità, clienti e concessionari.
Lo scandalo si espande in Europa
I marchi Volkswagen, Audi e Porsche hanno pagato, in Germania, una multa di 1 miliardo di euro, 800 milioni di euro e 535 milioni di euro rispettivamente nel 2018 e 2019. Coinvolti anche gli investitori che accusano Volkswagen di aver impiegato troppo tempo per informare i mercati finanziari della truffa che in due giorni ha fatto scendere il titolo di oltre il 40%.
Sono state intentate cause anche in Francia, nel Regno Unito e in Italia mentre, in Svizzera, si stima che siano stati circa 180'000 veicoli coinvolti, 9'000 in Ticino.
Non solo Volkswagen
Nel 2018, BMW ha riconosciuto di aver "erroneamente" equipaggiato i veicoli diesel con un software non conforme. Il produttore ha accettato di pagare una multa di 8,5 milioni di euro all'inizio del 2019, ma l'indagine penale per "frode" è stata chiusa senza ulteriori azioni. Il gruppo tedesco Daimler, che controlla Mercedes-Benz, ha accettato di pagare un'ammenda di 870 milioni di euro a fine settembre 2019 per la vendita di veicoli diesel non conformi alle norme sulle emissioni, ma hanno contestato l'uso di software illegale.
Anche la Opel è oggetto di indagine mentre FCA ha raggiunto in gennaio un accordo amichevole con le autorità americane che l'hanno accusata di aver dotato i suoi veicoli di software fasulli.
Insomma, nessuna delle maggiori case è uscita indenne dal caos generato dal "Dieselgate", molte delle quali stanno correndo ai ripari puntando sulla motorizzazione elettrica.
Volkswagen davanti alla giustizia
Nouvo 02.10.2019, 10:30