Olena, 42 anni, era una delle poche infermiere rimaste nell’ospedale di Izium durante l’occupazione nell’est dell’Ucraina, a ridosso del confine col Donbass. Durante l’assedio, una bomba lanciata probabilmente da postazioni russe uccide sua mamma e ferisce in modo grave suo figlio Andryi, 17enne. Impossibile curarlo nell’ospedale locale, colpito dai bombardamenti. L’unica alternativa è affidarlo alle cure dei russi.
È fine aprile 2022. Ma per un mese e mezzo Olena non riceve notizie di suo figlio, nel frattempo trasferito a Mosca. Riesce poi a rintracciarlo, grazie a un messaggio sui social. Malgrado i rischi, parte per la capitale russa dove resterà insieme agli altri suoi 7 figli per alcuni mesi ad accudire Andryi. Lo scorso settembre, un rocambolesco viaggio in treno conduce a Zurigo Olena e la sua famiglia, accolti in una struttura cantonale. Andryi è tuttora ricoverato nella clinica universitaria Balgrist.
La storia di Olena ne racchiude molte altre: una storia di lutto (la madre), di separazione (dal figlio), di fuga dalla propria terra durante l’occupazione russa (verso la Svizzera). Falò ha riaccompagnato Olena in auto a Izium, per la prima volta dopo la liberazione dei territori dell’Est. È tornata sulla tomba della madre. Ma è anche una storia che racconta la complessità di questa guerra: Olena in Russia è andata solo per curare il figlio. Eppure le istituzioni scolastiche ucraine hanno negato a suo figlio ferito l’accesso alle scuole, proprio perché ricoverato a Mosca.
La sua testimonianza ricostruisce una vicenda dolorosa ma anche paradigmatica degli stravolgimenti e delle sofferenze provocati dall’invasione della Russia in Ucraina un anno fa.
"Ditemi almeno se mio figlio è vivo oppure no"
Il reportage di Falò insieme a Olena, un'infermiera ucraina che racconta una vicenda dolorosa provocata dall'invasione russa
Il ritorno di Olena
Falò 23.02.2023, 21:00