E' una domenica ricca di sviluppi importanti e fors'anche decisivi, quella trascorsa in Medio Oriente nel terzo giorno dall'uccisione in Iraq del generale iraniano Soleimani. Alto militare le cui spoglie sono state rimpatriate.
Sul fronte politico e diplomatico la giornata è iniziata con l'appello del ministro degli esteri britannico Dominic Raab secondo il quale, nella regione, serve soprattutto de-escalation e stabilità.
Il parlamento iracheno, riunito in seduta straordinaria, ha chiesto al governo di ritirare la sua domanda di aiuto rivolta alla comunità internazionale per la lotta all'IS chiedendo, in pratica, la partenza delle truppe americane.
A Teheran, invece, la Tv di stato ha annunciato che l'Iran continuerà a cooperare con L'AIEA, ma - in deroga all'accordo sul nucleare - non limiterà più le sue attività nell'ambito dell'arricchimento dell'uranio. E sempre a Teheran il vice ministro degli esteri Araghchi ha convocato l'ambasciatore svizzero, in seguito alle minacce del presidente Trump di essere pronto a colpire, tra i nuovi obiettivi militari individuati in Iran, anche alcuni siti culturali.
Infine e per quanto riguarda la coalizione militare capeggiata dagli Stati Uniti contro l'IS, la sua collaborazione con l'esercito iracheno è sospesa. Il motivo della decisione sono i continui attacchi missilistici contro le basi logistiche della coalizione stessa. Tanto che in primo luogo, ora, c'è la necessità di garantire la sicurezza delle sue truppe.
Iraq, il parlamento vota risoluzione anti Usa
Telegiornale 05.01.2020, 21:00