Seggi sorvegliati da militari armati di kalashnikov e votanti ricompensati con biglietti della lotteria hanno caratterizzato il voto di domenica nei territori separatisti pro-russi di Donetsk e Lugansk, in Ucraina. Si eleggevano presidenti e deputati delle due repubbliche popolari autoproclamate, non riconosciute da Kiev e dall'Occidente, come d'altronde questa consultazione che giunge in un momento di stasi delle trattative di pace. I continui scontri, sebbene limitati dopo gli accordi di Minsk del 2015, appesantiscono un bilancio che secondo l'ONU tocca da inizio conflitto i 10'000 morti.
Le legittime autorità ucraine denunciano la mano di Mosca dietro le operazioni di voto e hanno chiesto che nuove sanzioni vadano a colpire la Russia, accusata di sostenere anche militarmente i separatisti. I due paesi sono ai ferri corti dall'arrivo al potere di forze pro-occidentali a Kiev, in seguito al sollevamento di Piazza Maidan del 2014. Tensioni acuite dall'annessione di fatto della Crimea alla Russia.
In lizza ci sono diversi candidati, ma ci sono pochi dubbi sulle vittorie di Denis Pushilin, che a Donetsk ha sostituito Alexander Zakharchenko ucciso in un attentato in agosto, e a Lugansk di Leonid Pasechnik, che nel novembre del 2017 ha rimpiazzato il destituito Igor Plotnitski.