Michael Flynn si è dichiarato colpevole per aver mentito all’FBI sul cosiddetto Russiagate. L’effimero consigliere alla sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, liquidato dall’inquilino della Casa Bianca una ventina di giorni dopo la nomina, ha ammesso, davanti a un giudice federale di Washington di aver risposto in modo non veritiero nel quadro dell’inchiesta su possibili ingerenze russe durante la campagna elettorale presidenziale del 2016.
Flynn era accusato dal procuratore speciale Robert Mueller di essere la figura centrale dell’intera inchiesta e di aver deliberatamente mentito sui suoi contatti con l’ambasciatore russo a Washington Sergei Kisliak.
L’ex consigliere, che si è dichiarato disposto a collaborare col procuratore e che non sarà quindi processato, avrebbe inoltre affermato di non ricordare alcuna pressione russa e di non aver interferito nei delicati rapporti tra USA e Russia sul finire dello scorso anno nel pieno delle incomprensioni dovute alle sanzioni che l’ex presidente Barack Obama aveva imposto alla Russia in risposta ai presunti attacchi informatici di Mosca durante la campagna presidenziale.
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Da Washington Andrea Vosti
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