Électricité de France (EDF), principale azienda di produzione e distribuzione di energia francese, a qualche mese dalla sua completa nazionalizzazione ha fatto sapere di aver subito una perdita storica di 5,3 miliardi di euro nel primo semestre dell’anno. All’origine del crollo ci sarebbe il calo della produzione di energia elettrica nucleare e il fatto che lo Stato stia contribuendo a contenere i costi dei suoi cittadini.
La ridotta produzione è dovuta principalmente all’arresto di 12 reattori su 56 a causa di problemi di corrosione, e di altri 18 per operazioni di manutenzione programmata. L’Europa, nel frattempo, sta attraversando un’importante crisi energetica generata dal conflitto in Ucraina e dalla diminuzione delle forniture di gas dalla Russia.
“Dubito fortemente ci sia mai stato nella storia un semestre così negativo per EDF”, ha dichiarato l’amministratore delegato Jean-Bernard Lévy alla presentazione dei risultati. E i dati per l’intero anno sembrano addirittura peggiori: EDF stima che il calo della produzione le costerà nel 2022 non meno di 24 miliardi di euro di margine operativo lordo, rispetto ai 18,5 miliardi di euro stimati in precedenza (cifra già straordinaria).
Il petrolio vale... oro e i conti di Total prendono il volo
Per contro, i profitti delle compagnie petrolifere grazie all’incremento dei prezzi legato alla guerra, sono in continuo aumento: gli utili trimestrali di TotalEnergies sono più che raddoppiati e nel Regno Unito quelli di Shell sono addirittura quintuplicati. Nonostante gli ottimi risultati finanziari, l’amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden, ci tiene però a precisare: “ Il 2022 continua a presentare sfide per i consumatori, i Governi e le imprese a causa della volatilità dei mercati energetici, delle turbolenze economiche e della necessità di agire sul cambiamento climatico”.