Il ghiacciaio di Planpincieux, sul massiccio del Monte Bianco, colpito dai cambiamenti climatici causati dalle attività umane, continua a sgretolarsi e ha ripreso la sua inesorabile discesa a una velocità maggiore di quella registrata precedentemente: 35-40 centimetri al giorno. Lo ha riferito l'assessore al territorio della Valle d'Aosta, Stefano Borrello, rendendo noti i dati del radar che sorveglia la zona.
"Il ghiacciaio potrebbe cadere in piccole porzioni, che è quello che speriamo, ma nessuno può dire che non cada in un pezzo unico, da 250'000 metri cubi", spiega il glaciologo Fabrizio Troilo, esperto della Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur.
Una gigantesca valanga di ghiaccio (250'000 metri cubi), grande come un grattacielo di medie dimensioni, potrebbe dunque cadere a breve dalle Grandes Jorasses, lungo il versante italiano del massiccio del Monte Bianco e raggiungere la Val Ferret di Courmayeur, una delle perle turistiche delle Alpi.
Il ghiacciaio che rischia di cedere
Telegiornale 25.09.2019, 22:00
Dopo le dichiarazione di mercoledì del premier italiano Giuseppe Conte, da New York, giovedì si è espresso sul problema anche il ministro dell'Ambiente Sergio Costa: "C'è una situazione preoccupante dei ghiacciai che ci parlano di un'emergenza climatica".
Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, riferendosi a quanto sta accadendo in queste ore in Valle d'Aosta chiede di mettere subito in pratica misure urgenti: comunicare il piano di chiusura di ogni centrale a carbone, "considerando che tutto il settore chiuderà finalmente i battenti entro il 2025"; azzerare i sussidi alle fonti fossili al massimo entro 5 anni (2025), "cominciando ad esempio dai fondi elargiti per attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi"; chiarire come e quando verranno fermate le attività estrattive, "specificando che fine faranno le vecchie piattaforme da dismettere. Al momento c'è una moratoria sui nuovi permessi, ma tra pochi mesi questa pausa finirà, e porzioni di mare e territorio del nostro Paese rischiano di finire di nuovo in mano ai petrolieri"; modificare subito il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). "Secondo la scienza - afferma Greenpeace - restano 11 anni per mettere in campo azioni concrete contro i cambiamenti climatici, e 10 di questi 11 anni sono contenuti nel Pniec che verrà approvato entro dicembre. Non sono ammessi errori, e insistere con un piano miope come quello attualmente in bozza non è tollerabile".
Intanto Legambiente ha organizzato una tre giorni di "veglie funebri" per i ghiacciai che stanno morendo. I sette appuntamenti sulle Alpi italiane hanno preso via venerdì 27 settembre, in concomitanza con lo sciopero globale per il clima dei "Fridays For Future", per concludersi domenica 29. "Sulle Alpi negli ultimi decenni sono scomparsi circa 200 ghiacciai", spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale di Legambiente Alpi.
Venerdì 27 settembre le "veglie funebri" si tengono sui ghiacciai del Lys (versante valdostano del massiccio del Monte Rosa), del Monviso, in Piemonte, e del Montasio, in Friuli-Venezia Giulia. Ai ghiacciai dello Stelvio (provincia di Bolzano) e della Marmolada (Trento) toccherà sabato 28 e a quelli del Brenta (Trento) e del Montasio (Friuli-Venezia Giulia) domenica 29 settembre.
ATS/ANSA/M. Ang.