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"Giù le mani dall’Africa, non è una miniera da sfruttare"

Il Papa nella Repubblica Democratica del Congo parla di "genocidio dimenticato" e denuncia lo sfruttamento di tutto il continente

  • 31 gennaio 2023, 19:12
  • 20 novembre, 12:02
01:50

Il papa partito per l'Africa

Telegiornale 31.01.2023, 13:30

Di: Paolo Rodari 

Prima la Repubblica Democratica del Congo, poi il Sud Sudan. Il 40esimo viaggio internazionale di Francesco – da oggi fino al 5 febbraio – tocca due Paesi dilaniati da conflitti interni ed anche dall’enorme problema dello sfruttamento mosso dall’esterno. Due problemi che il Papa conosce e che vuole denunciare: "Giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare", ha detto non a caso una volta atterrato. Sul volo che questa mattina lo ha portato a Kinshasa, il Papa ha spiegato che è "da un anno" che aspetta di poter fare questo viaggio. E ancora: "Sarà un viaggio bello", ha detto, svelando insieme anche il significato più profondo di questa visita apostolica: portare "un messaggio di pace e di riconciliazione" in due Paesi martoriati da conflitti tribali e guerre intestine.

Sensibilizzare la comunità internazionale

Andare in Africa è per Francesco l’occasione per sensibilizzare la comunità internazionale su questa terra "così bella, vasta e rigogliosa", fatta di "savane alberate, montagne, vulcani e laghi", ma anche con una storia "non altrettanto generosa". L’Africa tormentata dalla guerra, ha detto Francesco nel pomeriggio durante il suo primo incontro pubblico nel giardino del Palais de la Nation di Kinshasa, "continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato". E ancora: "Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa – ha detto riferendosi alla Repubblica Democratica del Congo –, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro". E ancora, a braccio, Francesco parla esplicitamente di un "genocidio dimenticato" di cui soffre ancora oggi il Paese.

Un viaggio tra i Paesi in difficoltà

Dall’inizio del pontificato Francesco ha viaggiato cercando anzitutto i Paesi più periferici e in difficoltà. Il viaggio nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, in particolare, era desiderato da tempo. Più volte in Vaticano, Papa Bergoglio ha incontrato emissari dei due Paesi, spingendo con forza il dialogo per la pace. Nel 2019, al termine di un discorso a chiusura di un ritiro spirituale, il Papa si era addirittura chinato a baciare i piedi dei leader del Sud Sudan, il presidente della Repubblica Salva Kiir Mayardit e i vice presidenti designati Riek Machar e Rebecca Nyandeng De Mabior. Allora, come oggi in occasione di questo viaggio, erano presenti con lui l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e il moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia Iain Greenshields.

Francesco conosce le violenze che attraversano la Repubblica Democratica del Congo. Il Paese è dilaniato da decenni di guerra, sotto gli occhi di un inerme Occidente. Difficile trovare altrove una sproporzione così grande fra i massacri e le ingiustizie e l’attenzione che da fuori si presta a questo Paese. Recentemente, anche i peacekeeper ONU hanno abbandonato il Kivu, la regione a Est non lontana da Uganda e Ruanda dove è tornato il cannibalismo e dove convergono gli interessi di più Paesi. "La violenza e l’odio – ha chiesto con forza Francesco – non abbiano più posto nel cuore e sulle labbra di nessuno, perché sono sentimenti antiumani e anticristiani, che paralizzano lo sviluppo e riportano indietro, a un passato oscuro".

Sfruttamento dilagante

Il primo Papa proveniente dall’America Latina, un continente anch’esso sfruttato a vario titolo dall’Occidente, conosce lo sfruttamento che è in atto in Africa, sfruttamento di materie prime ma anche di manodopera a basso costo. E lo denuncia: in Africa, ha detto, dopo lo sfruttamento politico "si è scatenato un “colonialismo economico”, altrettanto schiavizzante". E ancora: "Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono “straniero” ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca". Ma questo Paese e questo Continente "meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino!".

Troppo spesso la Comunità internazionale non agisce. L’arrivo del Papa in Africa è anche contro questa apatia che vuole andare: "Si ha l’impressione – ha detto infatti – che la Comunità internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora". Ma "non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti. Si conosca quanto qui accade".

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