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Giappone, le scosse non fermano l’atomo

Il terremoto - e una piccola fuga radioattiva - riaccendono il dibattito sul nucleare, che il premier Kishida sta rilanciando dopo Fukushima

  • 2 gennaio, 15:03
  • 2 gennaio, 15:04
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L'impianto di Kashiwazaki-Kariwa

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Di: Lorenzo Lamperti

Per qualche ora il Giappone ha temuto di poter rivivere il dramma dell’11 marzo 2011, quando il terremoto e maremoto del Tohoku causò il disastro di Fukushima. Fortunatamente, il bilancio (ancora parziale) del forte sisma di Capodanno è questa volta molto diverso. Soprattutto perché non ci sono stati danni rilevanti alle centrali nucleari. La preoccupazione maggiore era rivolta all’impianto di Shika, nella prefettura di Ishikawa, il più vicino all’epicentro. I due reattori non erano attivi al momento della scossa a causa di un’ispezione programmata. Gli addetti hanno sentito quella che sembrava un’esplosione: dopo i controlli è emerso che si era attivato il sistema antincendio a causa dell’eccessiva pressione causata dal terremoto all’interno del trasformatore.

La Tokyo Electric Power Company (TEPCO), che gestisce anche la centrale di Fukushima, ha confermato che più di tre litri di acqua radioattiva sono fuoriuscite dalle vasche di combustibile di due reattori dell’impianto di Kashiwazaki-Kariwa, che con 7 reattori è uno dei più grandi al mondo. L’acqua non ha raggiunto l’esterno del reattore e non è stata rivelata alcuna anomalia nel funzionamento. L’episodio sta comunque suscitando delle polemiche: sui social cinesi c’è chi ne approfitta per tornare a criticare il Governo giapponese dopo l’avvio, la scorsa estate, del rilascio delle acque di Fukushima. Negli ultimi 12 anni la centrale non era stata operativa, così come diversi altri impianti fermati per motivi di sicurezza dopo il disastro del 2011. Ma proprio la settimana scorsa il Governo ha ottenuto la revoca del blocco operativo e i reattori sono stati riavviati il 27 dicembre.

Sin dalla sua ascesa al potere, il premier Kishida ha posto al centro della sua strategia energetica il rilancio del nucleare. Nonostante le perplessità dei tanti oppositori memori dei quasi 20’000 morti post Fukushima, lo scorso febbraio l’esecutivo ha approvato la sua politica di trasformazione “verde”, che prevede l’estensione della durata di vita dei reattori nucleari oltre i 60 anni e la sostituzione di quelli che vengono demoliti. Una decisa inversione di quanto fatto negli anni precedenti, anche dallo stesso Partito liberaldemocratico e dall’ex premier Shinzo Abe.

Finora già 12 centrali nucleari sono state ufficialmente riavviate dal 2011, altre cinque hanno ricevuto il permesso di riavvio e stanno completando gli ultimi preparativi per farlo. Ulteriori 10 reattori sono in questo momento sottoposti a ispezioni per un possibile riavvio. Kishida ha inoltre promesso la sostituzione dei vecchi reattori che non verranno riattivati con altri nuovi, più piccoli e di “ultima generazione”.

È vero che in questa occasione si è scampata una tragedia più grande e il Governo afferma che è merito anche dei requisiti di sicurezza avanzati nel corso degli ultimi anni, ma non si può escludere che il tema del nucleare torni al centro del dibattito in Giappone. Il tutto in un momento politicamente a dir poco delicato per Kishida, la cui popolarità è ai minimi storici dopo che nelle scorse settimane ha dovuto operare un ampio rimpasto dell’Esecutivo a causa dello scandalo del finanziamento ai partiti che ha colpito la forza di maggioranza.

Giappone: si aggrava il bilancio del terremoto

Telegiornale 02.01.2024, 12:30

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