A una settimana dal colpo di Stato, la situazione in Niger è sempre più caotica. Il presidente filo-occidentale Mohamed Bazoum è ancora sequestrato dalle sue stesse guardie, mentre i golpisti sembrano raccogliere le simpatie della Russia. Ma oltre ad avere un'importanza strategica sul piano geopolitico, il Paese è anche uno dei principali produttori mondiali di uranio.
Il Niger è il settimo produttore mondiale di questo metallo radioattivo necessario per alimentare le centrali nucleari, e oggi copre ben il 25% del fabbisogno europeo. Le principali miniere di uranio sono tre, di cui solo una attiva. Tutte sono gestite dalla società francese Orano in collaborazione con il Governo locale.
Dopo il colpo di Stato, nel Paese è iniziato ad emergere un forte sentimento anti-occidentale. I sostenitori dei golpisti chiedono ai francesi di andarsene. E al contempo, sventolano bandiere russe. "La Russia non ha bisogno del Niger per l'uranio, si tratterebbe piuttosto di avere un controllo in più su una risorsa strategica. È assolutamente ipotizzabile. E anche se la Russia non ha bisogno di uranio per le sue necessità interne, abbiamo visto che il gruppo Wagner, con cui Mosca opera in diversi Paesi africani, ha già preso possesso di alcune miniere di altri metalli", spiega alla RSI Mycle Schneider, analista internazionale indipendente.
Al momento le società francesi continuano a lavorare regolarmente in Niger. Ma in via teorica, anche un ipotetico blocco delle esportazioni di uranio da questo Paese non dovrebbe mettere in difficoltà l'industria nucleare europea. Questo grazie alle scorte, ma anche alla pluralità di fornitori. Tuttavia, lo scenario potrebbe cambiare.
"Non bisogna ragionare pensando che c'è un solo Paese dove ci sono problemi - continua Schneider - Con la guerra in Ucraina, infatti, ci sono incertezze sulle garanzie di approvvigionamento di uranio anche per altri Paesi. Se al Niger sommiamo la Russia e il Kazakistan, che è il principale produttore al mondo, beh allora abbiamo un quadro molto diverso".
La Svizzera, ad esempio, non importa uranio dal Niger. Ma ha diversi contratti di fornitura con la Russia. Al momento, infatti, il settore nucleare non è stato sottoposto a sanzioni. Segno di un'industria in cui gli interessi sono talmente forti e interconnessi, da sopravvivere ai colpi di Stato e talvolta anche alle guerre.