Il Ministero degli esteri cinese ha convocato domenica l'ambasciatore statunitense a Pechino il giorno dopo aver fatto lo stesso con quello canadese per "protestare energicamente" contro l'arresto della responsabile delle finanze (e figlia del fondatore) di Huawei Meng Wazhou, detenuta dal 1° dicembre dalle autorità di Ottawa su richiesta di quelle di Washington, che l'accusano di frode per un tentato aggiramento delle sanzioni contro l'Iran, capo di imputazione che potrebbe valerle 30 anni di carcere in caso di estradizione.
La Cina chiede la cancellazione del mandato d'arresto e quindi il rilascio della donna e minaccia in caso contrario di "prendere contromisure" nei confronti della Casa Bianca e "gravi conseguenze" per il Canada.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, continuano a ritenere che il caso non possa influenzare negativamente i negoziati commerciali. Anzi, il loro rappresentante Robert Lighthizer non pare intenzionato a prolungare la tregua di 90 giorni attualmente in vigore nella guerra dei dazi.