Reportage

I fossati d’asfalto che dividono bianchi e afroamericani

Viaggio nella segregazione urbana che continua a dividere gli Stati Uniti

  • 19.09.2023, 07:00
  • 19.09.2023, 07:03
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Segregazione urbana negli USA

Telegiornale 18.09.2023, 20:31

Di: Massimiliano Herber, Corrispondente negli USA

La scia della segregazione razziale del passato è spesso una lingua di asfalto. Strade, o qualche volta binari, che tracciavano un confine storico “non detto” consolidatosi nel tempo tra le comunità bianche e quelle afroamericane, come ad esempio l’ottavo miglio di Detroit cantato da Eminem. A modificare questi confini la politica economica o quella viaria. Il primo fenomeno si chiama “gentrificazione” ed è quel processo per cui quartieri un tempo umili e popolari sono riqualificati e diventano preda di investitori immobiliari e commerciali, escludendo gli autoctoni a colpi di rincari poi costretti a partire e trasferirsi in periferia o in altre città. È quello che è successo a Washington, fino al 1980 la città più “nera” degli Stati Uniti, che ha visto diminuire la percentuale di afroamericani dal settanta al quarantacinque percento in quarant’anni.

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U Street a Washington

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Altrove i confini non sono stati ridisegnati dalla disparità di ricchezza, ma dalle opere pubbliche. Negli Anni Cinquanta, con la nascita del sistema viario interstatale voluto da Eisenhower quando per costruire autostrade e superstrade, quando le amministrazioni dovettero scegliere i percorsi divisero i quartieri bianchi da quelli neri, seguendo a volte forme tortuose e apparentemente illogiche. È quello che è avvenuto ad Atlanta, a Kansas City, a Milwaukee e in numerose altre città

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La Kensington Expressway I-33 a Buffalo

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È quanto successo nel 1958 a Buffalo, a nord dello stato di New York. Per far fronte al traffico crescente e consentire ai lavoratori di percorrere più rapidamente il percorso casa-lavoro venne progettata e costruita l’interstatale I-33, la Kensington Expressway al posto della precedente Humboldt Parkway. Un canyon di cemento che in pochi anni separò il centro dal vecchio quartiere afroamericano di Hamlin Park. La superstrada venne terminata nel 1962; nel 1965 venne firmato il Civil Rights Act che abolì de facto la segregazione razziale. Scavato il fossato d’asfalto e tolto il verde, negli anni gli investimenti nello storico quartiere sono venuti meno, molti se ne sono andati lasciando il posto al degrado. 

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I lavori di scavo ad Hamlin Park, Buffalo, nel 1952

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Oggi sulla spinta degli attivisti e delle associazioni ambientaliste e per la giustizia sociale e anche grazie ai fondi per le infrastrutture promossi dall’Amministrazione Biden si è deciso di investire oltre 50 milioni di dollari per ricoprire un pezzo di superstrada e ricollegare la città. Ma non è solo un cerotto per medicare la frenesia edilizia del passato, ci vorranno investimenti per riqualificare e riportare in vita il quartiere abbandonato. E poi rimarrà ancora però un pezzo di strada da percorrere: ripristinare la fiducia dei residenti nei confronti dei politici.

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