Giovedì l'esercito russo ha annunciato di aver effettivamente iniziato il suo ritiro all'interno della regione di Kherson, spostando le sue truppe dalla riva destra alla riva sinistra del fiume Dnipro. "Le unità del contingente di truppe russe stanno manovrando verso posizioni allestite sulla riva sinistra del fiume, secondo il piano prestabilito", ha affermato il Ministero della Difesa russo. Questo ritiro, annunciato mercoledì, comporta una partenza dei soldati di Mosca dall'omonima città di Kherson, capoluogo dell'Oblast.
Da parte ucraina, l'annuncio è stato accolto senza trionfo e con circospezione e a Kiev si teme una trappola. Il presidente Volodymyr Zelensky ha reagito mercoledì con un'estrema cautela, ritenendo che Mosca "non stia facendo un regalo all'Ucraina". Da parte sua, il generale Oleksiyï Gromov, rappresentante dello Stato Maggiore ucraino, ha dichiarato giovedì alla stampa: "Non possiamo né confermare né smentire le informazioni relative a un presunto ritiro delle truppe russe da Kherson".
Kiev giovedì pomeriggio aveva annunciato la riconquista di una dozzina di villaggi nell'Oblast di Kherson proprio mentre Mosca confermava di aver iniziato il ritiro delle truppe. Il comandante in capo dell'esercito ucraino, Valeriï Zaluzhnyi, ha annunciato che sul campo le sue forze erano avanzate di "sette km mercoledì, prendendo il controllo di sei località in direzione di Petropavlivka-Novoraïsk" e ripreso "sei località in direzione di Pervomaiske-Kherson".
Nelle città e nei villaggi la gente è però poco convinta del ritiro dei soldati di Mosca. "Non possiamo fidarci, nessuno ci restituirà nulla senza chiedere nulla", ha detto all'AFP Svetlana Kyrychenko, un'abitante di Mykolaiv.
Si torna a parlare di negoziati, spinti dagli americani
L'andamento del conflitto ha quindi ravvivato le speculazioni sulla possibile ripresa dei colloqui di pace a medio termine, con alcuni media che hanno persino affermato che l'Occidente stava spingendo l'Ucraina a riprenderli.
L'alto funzionario militare statunitense, il generale Mark Milley, ha quindi avvertito che la vittoria militare era probabilmente impossibile sia per Kiev che per Mosca. "Deve esserci un riconoscimento reciproco del fatto che è improbabile che la vittoria militare, nel senso proprio della parola, possa essere raggiunta" combattendo sul campo, ha aggiunto il generale Milley, per il quale c'è "una finestra di opportunità per riaprire il negoziato".
A segnare il cambiamento al riguardo, dopo la visita a Kiev venerdì del consigliere presidenziale statunitense Jake Sullivan c'è il fatto che il presidente Zelensky ha elencato lunedì le condizioni per la ripresa dei colloqui con Mosca, prima tra tutte il ritiro delle truppe russe dal territorio del suo Paese.
Il ritiro russo da Kherson
Telegiornale 10.11.2022, 13:30