Un dramma, quello degli oltre 150mila bambini strappati alle loro famiglie native in Canada ad opera della Chiesa (dalla fine del 1800 agli anni '90 del secolo scorso). Proprio per chiedere scusa alle comunità native si è appena concluso il viaggio di Papa Francesco, rientrato sabato mattina a Roma. Per avere un bilancio di questo delicato viaggio la RSI ha intervistato il vaticanista di Repubblica, Paolo Rodari.
Che bilancio trarre dunque da questo viaggio?
"Il bilancio è senz'altro positivo per il Papa, perché è riuscito a entrare nel cuore, soprattutto dei nativi. Loro erano venuti a Roma ad aprile scorso e avevano chiesto al Papa di andare in Canada. Lui è andato per chiedere perdono e questo perdono è stato recepito. È stato accolto. Anche i capi tribù con cui abbiamo parlato dicevano che la visita del Papa nel loro Paese, apre in qualche modo anche un percorso di riconciliazione atteso da decenni", spiega Rodari.
Possiamo dunque dire che questo tentativo di chiedere scusa, di chiudere una ferita, sia riuscito oppure in qualche modo le attese sono state magari deluse?
"È un primo passo e ovviamente qualcuno si aspettava scuse anche a nome della Chiesa in quanto Istituzione, perché ci sono in ballo anche i risarcimenti. Risarcimenti che anche il Governo in qualche modo dovrebbe dare. Quindi il nodo dei risarcimenti è ancora aperto e su questo forse qualche delusione c'è. Però è chiaro che è un percorso di riconciliazione che, se non altro, è iniziato e che in molti, soprattutto in Canada, si augurano porti anche a risvolti economici per loro importanti".