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Il litio della discordia

È tra le materie prime fondamentali per la transizione energetica, ma le miniere a cielo aperto sono un boomerang ambientale - Il reportage dal Nevada

  • 4 dicembre 2022, 22:06
  • 20 novembre, 14:18
03:19

Il litio del Nevada

Telegiornale 04.12.2022, 21:00

  • Reuters
Di: TG/Massimiliano Herber 

L'aggressione della Russia in Ucraina ha contribuito anche ad acuire la guerra per le materie prime, molte delle quali sono necessarie per dare una spinta decisiva alla transizione energetica. Tra queste materie prime spicca il litio, sul quale si stanno lanciando anche gli Stati Uniti (ne producono molto meno della Cina, ma puntano su questo elemento per la produzione di batterie per le auto elettriche).

Ed è soprattutto in Nevada che l'industria mineraria statunitense sta investendo di più; qui, nel bel mezzo del deserto, c'è il più grande luogo di estrazione di litio degli Stati Uniti. Dal 2015 appartiene a una sola azienda, che ha intuito come questo metallo sia l’oro bianco del 21esimo secolo, fondamentale per la transizione energetica.

Qui si estrae il litio necessario per 80mila batterie per auto elettriche. Quantità che si conta di raddoppiare entro il 2025, vista la domanda. “Siamo uno dei maggiori produttori e contiamo di continuare a esserlo anche in futuro. Ma ci vuole un'intera industria per farlo funzionare. Dobbiamo aumentare la capacità delle miniere esistenti, aprirne di nuove e sviluppare nuove tecnologie estrattive”, spiega Meredith Bandy, vicepresidente Investor Relations, Albermarle.

Dalla falda sotterranea viene pompata salamoia, cinque volte più salata dell’acqua dell’oceano, questa tracima in una serie di bacini per poi evaporare. Rimarrà solo del concentrato, dopo un processo naturale che dura due anni. In un secondo momento il litio viene separato chimicamente dagli altri elementi. Questa preziosa polvere bianca è infine destinata ai mercati mondiali, specie all'Asia, per produrre batterie.

Un processo che va velocizzato. Per produrre batterie americane, con il litio americano, per veicoli americani. È l’ambizione del presidente statunitense Joe Biden per ridurre la dipendenza dalla Cina. Gli investimenti, con tanto di incentivi governativi, non mancano.

A nord del Nevada si è individuata un via alternativa, un progetto ancor più grande e ambizioso, scavare tra i terreni argillosi del deserto. Potenzialmente un’impresa che permetterebbe di produrre litio per 1,5 milioni di auto elettriche all'anno.

Lithium Nevada, azienda con sede alle porte di Reno, è all’avanguardia nella lavorazione del litio. “Saremo i primi al mondo a estrarre il litio dall'argilla. Prenderemo questo materiale molto morbido, che si rompe facilmente e si scioglie in acqua e ne estrarremo il litio, per ottenere un carbonato di litio purissimo”, dice Tim Crowley, vicepresidente Lithium Nevada.

Tutto molto futuristico, tutto “green”, ma il progetto di miniere a cielo aperto suscita anche allarmi. ONG ambientaliste hanno fatto causa per bloccare il cantiere. “Non esiste una miniera pulita. Non esiste. Ogni nuova miniera distrugge ecosistemi. E riduce la capacità del pianeta di moderare il clima. È una morte lenta”, spiega John Hadder, direttore della ONG Great Basin Resource Watch, mostrando dove si estrae oro a cielo aperto, per far capire l’impatto di queste miniere.

L’auto ecologica, per lui, è un’aberrazione, un boomerang ambientale. “È una politica dettata dall'industria. Per fare un sacco di soldi vendendo un sacco di auto”, dice John Hadder.

In un concentrato dei paradossi ambientalisti del passato, il Nevada è il crocevia della svolta energetica futura americana.

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