La scheda

Il pilastro russo-cinese dell’ordine mondiale

Mosca e Pechino sono i motori dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, riunitasi ad Astana e che ha accolto la Bielorussia - Scopi, peso politico e futuro incerto della SCO

  • 4 luglio, 15:49
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RG 07.00 del 04.07.2024 La corrispondenza di Stefano Grazioli

RSI Info 04.07.2024, 14:23

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Di: Stefano Grazioli 

Si è tenuto ad Astana, capitale del Kazakistan, l’annuale vertice della SCO, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, guidata da Russia e Cina. Vladimir Putin e Xi Jinping hanno rilanciato l’alleanza tra i due Paesi, definita un fattore chiave per la stabilità internazionale. I rapporti tra Mosca e Pechino si sono rafforzati negli ultimi dieci anni, a partire dalla prima crisi tra Russia e Occidente per la questione ucraina tra il 2013 e il 2014. L’accelerazione è arrivata poi con l’invasione su larga scala dell’ex repubblica sovietica ordinata da Putin nel 2022 e che Xi ha sostanzialmente appoggiato, nell’ottica di una ridefinizione degli equilibri geopolitici mondiali. Dal summit in Kazakistan il Cremlino ha ribadito che sia la SCO che i BRICS, altro gruppo antitetico all’Occidente di cui fanno parte sia Russia che Cina, sono i pilastri del nuovo ordine mondiale emergente.

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Vladimir Putin

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Sicurezza regionale

L’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai esiste dal 2001, prima si chiamava Shanghai 5, fondata nel 1996 da Russia e Cina, e comprendeva anche tre repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan. A dare il via erano stati da una parte Boris Eltsin e dall’altra Jiang Zemin: allora l’attenzione era centrata più sulle questioni di sicurezza regionale, tra la difficile transizione postsovietica degli stati centroasiatici, con la guerra civile tagika tra il 1992 e il 1997, e le turbolenze in Afghanistan con i Talebani al potere tra il 1996 e il 2001. L’obbiettivo di Russia e Cina era in primo luogo quello di contenere le spinte centrifughe e islamiste, tenendo in qualche modo sotto controllo l’area a cavallo tra il Caucaso e il Pamir. Nel corso degli anni la SCO si è progressivamente allargata; sono arrivati l’Uzbekistan, mentre il quinto Stan della vecchia Unione Sovietica, il Turkmenistan, continua a rimanerne fuori, e soprattutto si sono aggregati altri attori regionali, dall’India al Pakistan passando per l’Iran. Altri bussano alla porta, dai paesi del Caucaso a a quelli del Golfo, un po’ come sta succedendo per i BRICS, e la Bielorussia è l’ultimo membro accettato proprio al vertice di Astana.

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Ultima arrivata, la Bielorussia di Alexander Lukashenko

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Peso politico

La SCO è diventata negli ultimi vent’anni una piattaforma per la collaborazione in Eurasia a vari livelli, dove quello della sicurezza e della lotta all’estremismo è uno dei predominanti, insieme a quello dell’economia e del commercio. Da una parte ci sono le relazioni sempre forti tra la Russia e gli Stan, soprattutto quelli più ricchi di idrocarburi e risorse minerarie, ossia Kazakistan e Uzbekistan; dall’altra la spinta cinese, costituita da investimenti finanziari e industriali e cooperazione su ogni piano. Se i motori sono dunque, adesso come prima Mosca e Pechino, per quel riguarda l’aspetto economico, la SCO ha assunto anche un peso politico sempre maggiore: Vladimir Putin e Xi Jinping non hanno perso l’occasione per rimarcare come il livello della cooperazione, sia bilaterale che all’interno dell’organizzazione, sia sempre più profondo, e hanno messo l’accento su come Russia e Cina siano dalla loro prospettiva fattori di stabilità nelle turbolenze internazionali e in antitesi, anche se non dichiarata, ma evidente, con gli Stati Uniti.

Futuro incerto

Nonostante l’espansione e il rafforzamento dell’alleanza principale interna tra Mosca e Pechino, la SCO rimane però un’organizzazione ibrida, una sorta di contenitore con spazio per tutti, o quasi, che si affianca ad altre simili, sia nello spazio ex sovietico, come la CSTO (Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva), che a livello globale, come i BRICS appunto. Sorta per promuovere la sicurezza e l’integrazione regionale, si sta allargando con l’obbiettivo dichiarato di opporsi al mondo unipolare statunitense, ma il fatto che la cooperazione tra i Paesi non sia in ultima analisi molto strutturata e abbracci settori disparati, da quello militare a quello economico, sovrapponendosi con altre organizzazioni, la rende ancora poco decifrabile per il futuro prossimo. Anche l’avvicinamento di Paesi come la Turchia, classificati come partner di dialogo, che hanno interessi economici nella regione centroasiatica, ma a livello politico appartengono al versante opposto, cioè alla NATO, è un ulteriore elemento di opacità e di disturbo.

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