ANALISI

Il regime di Putin e il ruolo dei tecnocrati

La riconferma del premier Mikhail Mishustin dà la misura della loro importanza nell’apparato al potere in Russia

  • 11 maggio, 13:50
  • 11 maggio, 13:50
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Il premier riconfermato in carica, qui a colloquio col capo del Cremlino

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Di: Stefano Grazioli

La riconferma di Mikhail Mishustin alla guida del governo russo è un segnale di continuità che riguarda non solo il primo ministro, ma anche il gruppo che egli rappresenta all’interno del sistema putiniano: quello dei tecnocrati. L’élite al potere in Russia non è omogenea e se in cima alla verticale c’è da ormai cinque lustri Vladimir Putin, l’architettura sottostante è formata dalle varie forze che nel corso degli anni hanno contribuito a plasmare l’apparato di potere nei suoi vari comparti.

L’ascesa dei Siloviki

Dall’inizio della crisi con l’Occidente, a partire dal cambio di regime a Kiev nel 2014, seguito dall’annessione della Crimea e dalla prima guerra nel Donbass, le fazioni più vicine alle strutture militari e d’intelligence, i cosiddetti Siloviki, hanno cominciato ad avere maggiore influenza rispetto alle frange più liberali. L’invasione dell’Ucraina nel 2022 ha impresso un’ulteriore accelerazione a questo processo, visibile da una parte sul lato del conflitto allargato contro il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti che sostiene Kiev, dall’altro anche sul versante interno, con una repressione crescente del regime verso ogni tipo di dissenso. Nonostante questo sviluppo che ha accentuato i toni nazionalistici, il gruppo dei tecnocrati ha mantenuto un ruolo importante, se non fondamentale, per la sopravvivenza del sistema, e della Russia.

La costante tecnocratica

Mishustin, nominato premier nel 2020, è uno dei simboli di questa cerchia di persone che Putin, accanto alle altre, ha sempre cooptato fin dal suo arrivo al Cremlino nel 2000 nelle strutture istituzionali, amministrative ed economiche, spinto dalla ovvia necessità che la Russia deve essere comunque gestita in maniera efficiente, al di là delle questioni di solo indirizzo politico. I tecnocrati sono stati parte costante integrante del sistema, sempre con un basso profilo e schivi ai riflettori, soprattutto quello internazionali, in nome del servizio allo Stato.

Mishustin confermato premier russo

Telegiornale 10.05.2024, 12:30

Anche la decisione di entrare in conflitto con l’Ucraina e contro il mondo occidentale, scatenando la reazione non solo diplomatica e militare, con il sostegno della Nato a Kiev, ma anche finanziaria, non ha fatto allontanare i pilastri come il primo ministro o, ad esempio, la governatrice della Banca centrale, Elvira Nabiullina, regista del programma economico e monetario che sta permettendo al Paese di affrontare senza troppi patemi il regime delle sanzioni di USA, UE e G7. Anche i tecnocrati della prima ora, come l’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin, o German Gref, l’amministratore delegato di Sberbank, la più grande banca russa a partecipazione statale, sono rimasti in silenzio di fronte alla decisione di Putin di invadere l’Ucraina, ma hanno mantenuto il loro posto, dando e ricevendo fiducia implicita.

Il mix putiniano

Non è dunque una sorpresa la permanenza di Mishustin alla Casa Bianca, la sede del governo a Mosca, considerando inoltre il fatto che il primo ministro ha goduto tra i russi di buona popolarità, con valori sempre crescenti sin dal suo insediamento, consolidatisi successivamente intorno al 70%. Un record, soprattutto di fronte a quelli del suo precedessore Dmitry Medvedev, arrivato negli anni precedenti sotto il 30%. Mishustin, ex direttore dell’Agenzia federale per le tasse per un decennio, ha traghettato il paese negli ultimi quattro anni all’insegna dell’efficienza governativa, senza sfumature politiche, lasciate in esclusiva al Cremlino, che comunque secondo la Costituzione russa ha il potere dell’indirizzo della politica interna ed estera.

Il mix putiniano, che non può fare a meno della componente tecnocratica, ha sempre variato dunque nelle percentuali riservate a Siloviki e liberali: il rischio per il futuro è che se l’ala ultranazionalista prendesse il sopravvento, anche i tecnocrati dovrebbero cedere ulteriore spazio, anche nei posti chiave che ora occupano. Putin sembra comunque voler tener fede agli equilibri attuali e con il prosieguo del conflitto in Ucraina in maniera positiva per la Russia non ci si dovrebbero attendere bruschi spostamenti dei bilanciamenti interni.

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