L’ANALISI

In Germania non c’è solo l’AfD

Sabato decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il partito di estrema destra; ma nel paese ci sono anche altri movimenti e organizzazioni da tenere sotto osservazione

  • 4 febbraio, 14:36
  • 20 febbraio, 13:20
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Un cartello dalla manifestazione svoltasi sabato

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Di: Stefano Grazioli

Con manifestazioni in tutta la Germania, la più grande sabato a Berlino con oltre 150’000 persone, secondo le forze dell’ordine, la società civile tedesca ha voluto dare questo fine settimana un altro chiaro segnale nei confronti dell’estrema destra, che risponde non solo al nome della AfD (Alternative für Deutschland), ma raggruppa tutte quelle organizzazioni e movimenti che fanno parte di uno spettro molto variegato e complesso, sia nelle sue forme che nelle sue ramificazioni geografiche, anche oltre i confini tedeschi. All’inizio di gennaio un’inchiesta giornalistica del collettivo investigativo Correctiv aveva svelato l’incontro nei pressi di Potsdam, avvenuto lo scorso novembre, tra vari esponenti dell’area radicale, dove si era discussa l’idea della cosiddetta remigrazione, ossia il rimpatrio forzato degli immigrati, anche quelli in possesso di passaporto tedesco. Da allora la protesta contro la AfD, contro l’estremismo di destra e a favore della democrazia si è allargata, mentre i vertici del partito hanno parlato di caccia alle streghe.

Consenso trasversale

La AfD è ormai un partito consolidato, nato del 2013, rappresentato non solo al Bundestag, ma in vari parlamenti regionali. Se si votasse domani sarebbe il secondo partito a livello nazionale, con oltre il 20%, dietro ai conservatori della CDU, ma ben davanti ai partiti che sono ora al governo, socialdemocratici verdi e liberali. Dopo le proteste delle scorse settimane in qualche sondaggio ha perso leggermente, ma ai prossimi appuntamenti elettorali rischia di fare il pieno di voti.

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Björn Höcke

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Nei Länder dell’est, dove si voterà il prossimo autunno (Turingia, Sassonia e Brandeburgo), i sondaggi la danno oltre il 30%; in Turingia potrebbe esserci addirittura fra qualche mese il primo governatore di estrema destra in Germania, Björn Höcke, leader della frazione regionale. L’AfD raccoglie però consensi anche all’ovest: è un partito che ha un elettorato geograficamente trasversale, che sta crescendo in maniera proporzionale rispetto alle difficoltà dei governi di turno.

Partiti e movimenti

All’ormai noto incontro di Potsdam era presente Martin Sellner, leader del Movimento identitario austriaco, organizzazione di estrema destra, che aveva esposto il suo piano per rimpatriare, per così dire, milioni di immigrati in Germania. Con lui non solo membri della AfD, ma anche della Werteunion, un’organizzazione vicina alla CDU, partito dell’ex cancelliera Angela Merkel ora guidato da Friedrich Merz. L’estrema destra tedesca non è solo Alternative für Deutschland, ma sono anche gli Identitari, i Reichsbürger (Cittadini del Reich, movimento che non riconosce lo Stato tedesco), piccoli partiti come Die Rechte (La destra) oppure Der Dritte Weg (La terza via).

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Martin Sellner in uno scatto del 2020

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Talvolta coinvolge addirittura partiti moderati: basta ricordare la vicinanza dell’ex senatore della CDU berlinese Peter Kurth con ambienti neonazisti, svelata proprio qualche giorno fa dal settimanale Der Spiegel. Il leader dei Freie Wähler Hubert Aiwanger, ministro dell’economia in Baviera nel governo guidato dalla CSU di Markus Söder, papabile per la prossima candidatura alla cancelleria, è stato coinvolto lo scorso autunno in uno scandalo con l’accusa di antisemitismo dal quale non è uscito in maniera troppo convincente.

Galassia internazionale

Il fenomeno dell’estrema destra, populista e razzista, non è certo nuova e non risparmia nessun paese. Si tratta di una galassia che ciclicamente si espande e si ritira: da un paio d’anni è in fase di allargamento, quasi ovunque. E si muove in maniera naturale anche tra i paesi europei: da una parte ci si sono i partiti veri e propri, grandi piccoli, dall’AfD tedesca alla Fpö austriaca, dalla destra di Marie Le Pen in Francia a Fratelli d’Italia di Meloni o la Lega di Salvini in Italia, dal Partito per la libertà dell’olandese De Wilders a Slovacchia nostra di Marina Kotleba, solo per fare qualche esempio scelto nel mazzo. E poi ci sono le connessioni fra i movimenti e le organizzazioni minori, extraparlamentari, come gli Identitari di Sellner e i gruppi estremisti tedeschi, scandinavi o dell’Europa dell’est, a partire dall’Ungheria. Anche la Svizzera ha i suoi rappresentanti, quelli di Junge Tat, già finiti sotto i radar del Servizio delle attività informative della Confederazione. Poca cosa, in confronto a quello che succede nel resto d’Europa, ma tenuti comunque sotto osservazione.

Berlino contro estrema destra

Telegiornale 03.02.2024, 20:00

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