Mondo

In fuga dalla Corea del Nord

La storia di un ex banchiere scappato dal regime di Pyongyang: "Non potevo più stare in silenzio"

  • 17 marzo 2017, 19:35
  • Oggi, 06:28
Un paese chiuso

Un paese chiuso

  • reuters

Essere un privilegiato del sistema non ti salva dalla macchina della repressione nordcoreana. È l’amara scoperta fatta da Kim, un ex-banchiere del regime di Kim Jong Un, fuggito come altri suoi connazionali in Corea del Sud. Una storia raccolta da Anna Valenti durante il Geneva summit for Human Rights ad Democracy, evento organizzato da 25 ONG impegnate nella difesa dei diritti umani.

Cosa l'ha spinta a fuggire dalla Corea del Nord?

Ero critico nei confronti del sistema politico nordcoreano sin dai tempi dell’università. Non so se il regime avesse delle carte su di me, perché parlavo liberamente. Ero un critico anche quando mi trasferii a Singapore. E questo malgrado fossi un privilegiato, che grazie al sistema ha avuto posti di lavoro importanti. Nel 2002 però cominciai ad avere problemi con i miei superiori. Tornai a Pyongyang per sistemarli. Lì mi è stato detto che dal nostro ufficio erano state trafugate importanti informazioni, date ai servizi segreti sudcoreani, giapponesi e statunitensi. Ho capito che ero tra i sospettati. Così sono tornato velocemente a Singapore e sono fuggito verso la Corea del Sud.

Quanto è pesante e come agisce la macchina della repressione in Corea del Nord?

Sa, il termine diritti umani non esiste nel dizionario nordcoreano. Gli abusi, le violazioni sono numerosissimi. La macchina della repressione è pesantissima. Quando ero professore all'Università ho visto miei studenti sparire da un giorno all’altro solo perché avevano formato un’associazione. Anche altri amici sono spariti nel nulla. Nemmeno i privilegiati si salvano. Quando ero impiegato in un’assicurazione, alcuni importanti dirigenti vennero portati nei campi di concentramento con i loro famigliari. Se commetti un errore politico, ossia se dici le cose sbagliate, se parli male del regime o se non ti comporti come il sistema richiede vieni punito duramente e vieni trattato da animale da tutti. Non sei più considerato un essere umano. Anche se il solo ad avere il privilegio di vivere ed essere considerato da essere umano è il leader, che ora è Kim Jong Un…

Quando ha capito che non poteva più stare zitto?

Su ogni oppressione e su ogni propaganda c’è un limite. Spesso mi sono sentito male e a disagio rispetto a quanto facesse il regime nordcoreano, ma la volta che più mi ha ferito è stato quando Kim Jong Il, il padre dell’attuale leader, ha affermato che i nordcoreani sono brave persone…una maniera per dire che siamo "bravi schiavi", mansueti, che tollerano tutto e posso essere piegati facilmente…

Kim Jong Un

Kim Jong Un

  • reuters


Dall’arrivo di Kim Jong Un la situazione dei diritti umani è peggiorata?

Sì, è peggiorata. È chiaramente visibile ad esempio nell’uccisione dello zio del presidente e di suo fratellastro.

Ora lei Kim vive a Seul, è libero, si sente in sicurezza?

Sono libero, posso andare e dire ciò che voglio. La Corea del Sud è il paese più sicuro del mondo…ma è vero che viviamo sotto minaccia; se pensa che Kim Jong Un ha ucciso il suo fratellastro senza troppi scrupoli, pensi a cosa potrebbe fare a noi…Nessuno può dire cosa può accadere da un momento all’altro, per questo sto in allerta e sto molto attento.

È immaginabile una rivolta interna in Corea del Nord?

Una rivoluzione dal basso è difficile che accada in Corea del Nord, perché è come essere in una prigione. La gente non è interconnessa. Tuttavia, se il regime continua ad agire in maniera coì estrema contro il suo popolo, non è escluso che provochi una reazione altrettanto estrema...Nessuno può essere sicuro che la sostanza tossica usata contro Kim Jong Nam non possa venire usata contro di lui…e la storia è piena di dittatori che hanno fatto fini estreme…

Pyongyang, ritratti: Kim il Sung e Kim Jong Il

Pyongyang, ritratti: Kim il Sung e Kim Jong Il

  • reuters


Lei è fuggito con sua moglie e suo figlio, ma il resto della sua famiglia vive ancora a Pyongyang. Hanno avuto ripercussioni, cosa sa di loro?

Io ho scelto di non chiamare la mia famiglia, perché temo che possa accadere loro qualcosa. Spero che siano sani e salvi, in sicurezza. Un tempo le punizioni nei confronti dei cosiddetti traditori erano molto pesanti; di recente le cose sono cambiate. Secondo me il regime nordcoreano ha raggiunto il limite massimo del suo controllo sulle persone. Sono circa 40'000 le persone fuggite dal paese. Comunque, per quanto sia stata una mia decisione andarmene - certo, dettata dalle condizioni del regime - la separazione dai tuoi cari è la cosa più dolorosa che possa accadere a un uomo.

03:26

RG 18.30 del 17.03.2017 Il servizio di Anna Valenti

RSI Info 17.03.2017, 19:06

Correlati

Ti potrebbe interessare