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Instabilità politica e violenza ad Haiti

Nuovi attacchi di bande armate mentre un nuovo primo ministro assume il mandato

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Haiti ripiomba nel caos

SEIDISERA 20.11.2024, 18:00

Di: Laura Daverio 

Si aggrava la crisi di Haiti, con un’escalation di violenze da parte di gruppi armati, instabilità politica e un drammatico deterioramento delle condizioni umanitarie.

L’85% della capitale, Port-au-Prince, è sotto il controllo delle gang.  Fino ad ora i quartieri più benestanti sono rimasti relativamente sicuri, ma martedì è stato preso di assalto proprio uno di questi, Petion-Ville. L’attacco era stato preannunciato sui social media, forse per questo o forse perché il quartiere era maggiormente protetto, le bande criminali si sono scontrate con polizia e civili con il risultato che 28 presunti criminali sono stati uccisi. Solo settimana scorsa il quartiere di Solino, uno dei pochi ancora fuori dal controllo delle bande, è stato preso d’assalto, causando la fuga di 20’000 persone in pochi giorni. Complessivamente, si stima che 700’000 haitiani siano sfollati.

Sempre la settimana scorsa, Alix Didier Fils-Aimé ha assunto il ruolo di nuovo primo ministro ad interim. Tuttavia, lo stesso giorno della sua nomina, le gang hanno attaccato l’aeroporto internazionale, paralizzandone le operazioni.

La nomina del nuovo primo ministro nasce da divisioni politiche interne che continuano a minare tentativi di stabilizzazione del Paese. La crisi attuale affonda le sue radici nel passato, ma ha subito un’accelerazione nel luglio 2021, quando il presidente Jovenel Moïse è stato assassinato. Da allora, Ariel Henry, appoggiato dalla comunità internazionale, ha assunto il ruolo di primo ministro con la promessa di portare il Paese alle elezioni. Tuttavia, il suo mandato è stato segnato da un grave peggioramento della violenza, tanto che Henry stesso è stato costretto all’esilio, impossibilitato a rientrare dopo un viaggio in Kenya per le minacce da parte delle bande. Anche in quella occasione l’aeroporto era stato preso d’assalto impendendo l’atterraggio del suo aereo.

Nel tentativo di ricostruire la governance, le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e la Caricom (Paesi dei Caraibi) hanno sostenuto la creazione di un Consiglio di Transizione composto da nove membri. Questo organismo, istituito nell’aprile 2024, aveva inizialmente scelto l’ex funzionario delle Nazioni Unite Garry Conille come primo ministro ad interim. Tuttavia, divisioni interne e accuse di corruzione hanno portato alla sua rimozione, sostituendolo con Fils-Aimé, un imprenditore. Le elezioni, almeno sulla carta, sono previste per il febbraio 2026.

Su richiesta del precedente primo ministro Henry, le Nazioni Unite hanno approvato l’invio di una coalizione armata internazionale. Solo il Kenya si è offerto di assumerne il comando e a oggi ha inviato 400 agenti di polizia, un numero insufficiente rispetto alle necessità di un Paese in cui le forze di sicurezza locali sono numericamente insufficienti e scarsamente equipaggiate.

Gli Stati Uniti hanno finanziato la missione, senza però assumere un ruolo sul campo o mandare personale. Paradossalmente, uno dei principali problemi risiede nel flusso di armi provenienti proprio dagli Stati Uniti, dove è facile acquistarle, una realtà con cui devono fare i conti molti Paesi della regione con alti tassi di delinquenza.

La missione, appoggiata e finanziata dall’amministrazione Biden, potrebbe però essere cancellata dall’imminente presidenza di Donald Trump, che per altro si è espresso in termini denigratori rispetto agli haitiani. 

All’instabilità politica e alla violenza si aggiunge la crisi umanitaria. Medici Senza Frontiere, presente sul campo, ha appena annunciato la sospensione delle attività in seguito a un attacco del suo personale e all’uccisione di due pazienti per mano della polizia.

Quasi metà della popolazione haitiana, su un totale di 11 milioni di abitanti, vive una grave insicurezza alimentare, tra loro due milioni si trovano in condizione di emergenza.

La temporanea chiusura dell’aeroporto e il controllo delle principali vie di comunicazione da parte delle bande rendono ancora più difficile la distribuzione di beni di prima necessità.

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