Analisi

Israele-Hamas: chi sta con chi?

Iran, Russia, Cina, Turchia, Qatar e Stati Uniti: con chi si sono schierati e perché? Lo abbiamo chiesto all’analista geopolitico Dario Fabbri

  • 12 ottobre 2023, 22:51
  • 13 ottobre 2023, 17:37
11:51

Israele-Hamas: chi sta con chi?

RSI Info 12.10.2023, 18:58

  • Reuters/Majid Asgaripour
Di: Joe Pieracci 

Iran, Russia, Cina, Turchia, il ricco Qatar, gli Stati Uniti: chi sta con chi nella guerra tra Israele ed Hamas? Lo abbiamo chiesto all’analista geopolitico e direttore editoriale della rivista Domino Dario Fabbri.

Iniziamo dalla Russia. Ci sono diversi analisti che dicono che sosterrebbe Hamas. E secondo delle indiscrezioni l’attacco di sabato di Hamas a Israele avrebbe ricevuto il via libera da Wagner…
“È difficile stabilire con certezza un’indiscrezione di questo tipo. Siamo in un contesto in cui le informazioni vengono manipolate ad arte dai vari soggetti interessati o dentro il conflitto, eccetera, eccetera. Ciò che possiamo dire con una discreta certezza è che la Russia, anche in un conflitto come questo, gioca su molteplici tavoli. Ha un eccellente rapporto con il Governo israeliano ed è peraltro dentro la società israeliana, essendo l’unico Paese russofono esterno allo spazio ex sovietico. E non è esattamente un dettaglio se aggiungiamo anche gli eccellenti rapporti personali tra Putin e Netanyahu. Il quadro insomma si complica ulteriormente. Ma c’è un grande punto di domanda. Prima l’Unione Sovietica, ai tempi della Guerra fredda, e adesso la Russia giocano in posizione antagonistica: sono cioè le paladine dell’altro mondo, del mondo non occidentale. E quindi, in questo caso, sono paladine della causa palestinese. E per questo nei decenni Mosca ha mantenuto e conserva rapporti con tutti gli attori in gioco. Hamas ha un suo ufficio a Mosca. E per intenderci, il principale padrone di Hamas, che è l’Iran, in questo momento è vicino proprio alla Russia. L’Iran sta infatti aiutando la Russia nella guerra d’Ucraina. Quindi non possiamo dire con certezza che ci sia stato un avallo russo a un attacco del genere, ma certo non possiamo escludere che la Russia sapesse”.

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Dario Fabbri a Lugano

  • Ti Press

Qual è il ruolo dell’Iran in questa guerra?
“È in posizione primaria. Hamas attacca Israele in questo modo osceno per ragioni sue. Anzitutto vuole scalzare al-Fatah nel controllo della Cisgiordania per diventare l’unico interlocutore della popolazione palestinese da Gaza fino alla Cisgiordania. Poi attacca in questo momento perché la società israeliana è stata in questi mesi dilaniata dallo scontro interno tra due anime evidenti che la compongono. Da una parte quella originaria, laica, ashkenazita. Dall’altra quella religiosa, confessionale e non di origine occidentale. Però l’azione di Hamas è stata certamente - e questo lo possiamo dire con certezza - sostenuta, consigliata e finanziata dall’Iran”.

Qual è l’interesse dell’Iran?
“In Medio Oriente, ormai da alcuni anni, si è creato un fronte anti-iraniano molto cospicuo, che si allarga anche al Maghreb e all’Africa, composto da Paesi arabi che hanno firmato i cosiddetti accordi di Abramo. Di chi parliamo? Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Sudan. Aggiungiamo a questi la Giordania, che è un Paese che da decenni vive grazie alla volontà di Israele, e l’Egitto, che ha firmato a sua volta un trattato di pace con Israele nel 1979. E ancora: prima del 7 ottobre era vicina anche la normalizzazione nelle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita ed Israele. Quindi si tratta di diversi Paesi arabi e musulmani che si stringono ad Israele in funzione anti-iraniana. E ciò è proprio quello che fa più paura all’Iran, che è un Paese musulmano ma non arabo, è un Paese indoeuropeo persiano, un antichissimo impero di religione musulmana ma sciita, a differenza dei Paesi citati che sono tutti a maggioranza sunnita. Proprio per evitare che questo fronte si compatti ulteriormente con l’ingresso dell’Arabia Saudita, l’Iran ha utilizzato questo agente di cui dispone, cioè Hamas. Perché un attacco così vile e terroristico inevitabilmente avrebbe provocato una durissima reazione di Israele nei confronti di Gaza. E lo scopo del piano iraniano è quello provocare notevolissimo imbarazzo ai regimi che hanno siglato accordi con Israele. Quei regimi che hanno una popolazione musulmana cresciuta nell’antagonismo nei confronti di Israele e dell’Occidente, davanti alla reazione inevitabile dello Stato ebraico, avranno un motivo che permetterà all’Iran di far andare in crisi quegli accordi”.

L’azione di Hamas è stata certamente - e questo lo possiamo dire con certezza - sostenuta, consigliata e finanziata dall’Iran

Dario Fabbri, analista geopolitico

Anche il ricco Qatar sostiene Hamas?
“Sì, ed infatti il Qatar è fuori da questa logica. Il Qatar ha rapporti con tutti. E relazioni straordinarie con gli Stati Uniti e con l’Occidente. Condivide il più grande dispositivo gasiero del mondo con l’Iran, con il quale ha ottimi rapporti. È l’unica monarchia del Golfo ad avere questo tipo di rapporti con Teheran. Finanzia Hamas e spesso triangola con l’Iran per questi finanziamenti e ha anche straordinari rapporti con la Turchia, di cui finanzia una buona fetta della politica estera in nome della fratellanza musulmana. Il Qatar non è tra i Paesi che si stringono ad Israele, ma dall’altra parte. E tuttavia mantiene rapporti ottimi con quasi tutti i soggetti”.

Uno dei pochi soggetti che in questo momento riesce a parlare praticamente con tutti è la Turchia. Come mai?“
“Perché la Turchia non è l’Iran, ovviamente, e non è nemmeno il principale nemico di Israele; anzi: le “intelligence” israeliana e turca collaborano spesso. Turchi e israeliani sono, in un fronte specifico, alleati: quello del Nagorno Karabakh. Tanto Israele quanto la Turchia sono patron dell’Azerbaigian: da quelle parti forniscono strumentazione, droni, consiglieri militari. Per questo la Turchia ascolta Israele, sebbene i due Paesi siano strategicamente molto distanti. Inoltre la Turchia è un nemico dell’Iran perché sono due imperi che si contendono l’egemonia regionale. E allo stesso modo utilizzano il panislamismo come vettore imperiale, come propaganda e magnificazione di sé, in modi diversi, ovviamente. La Turchia è un paese non arabo, esattamente come non lo è l’Iran, ma è un paese sunnita. A differenza dell’Iran, che è un paese di maggioranza sciita. Quindi la Turchia può parlare con tutti perché ha questi rapporti con Israele e perché si accredita come anti-iraniano, ma allo stesso tempo ha relazioni molto intime con Hamas attraverso il Qatar e la fratellanza musulmana. Hamas è un prodotto della fratellanza musulmana egiziana, ma la fratellanza musulmana che ha attinenza con la Turchia ovunque sia. E questo non è un dettaglio”.

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Sembra che in questo complicato scacchiere mediorientale il ruolo della Cina sia quasi defilato…“
“Beh, la Cina non può moltissimo, ma qualcosa può. La Cina ha straordinari interessi commerciali ed energetici in Medio Oriente. Non è riuscita tuttavia a tradurre quel tipo di influenza economica anche in un’influenza geopolitica. Questo sebbene la Cina sia un importatore netto di idrocarburi sauditi e non solo. E sebbene investa massicciamente in Israele, a partire da Haifa, ma non solo. Ma non ha una caratura geopolitica decisiva. Un esempio: nel tentativo di schermarsi dal fronte contro di sé, l’Iran ha chiesto aiuto proprio alla Cina nei mesi scorsi. E la Cina ha mediato una simil tregua tra Arabia Saudita ed Iran, che è andata in porto durante l’anno. Ma appunto era una simil-tregua, perché in questi giorni abbiamo visto come gli eventi hanno spazzato via la mediazione cinese”.

E per finire, che dire delle posizioni degli Stati Uniti?
“In questa fase è quella di salvare gli accordi di Abramo, ovvero di quel fronte anti-iraniano, con al centro proprio Israele, a cui prima hanno lavorato sia l’Amministrazione Trump che quella di Biden. L’apparato diplomatico statunitense ha lavorato tanto e stava per arrivare a dama anche con l’Arabia Saudita. Gli Stati Uniti quindi non vogliono che il conflitto si allarghi. Per questo c’è la portaerei Ford in questo momento dirimpetto alle coste di Israele: è un segnale nei confronti di chi volesse inserirsi. E allo stesso tempo gli USA chiedono, nei limiti del possibile e del diritto sacrosanto per Israele di distruggere il reticolato di Hamas a Gaza e impedirne le capacità di offesa almeno a questi livelli, di mantenere una certa razionalità. Gli USA chiedono ad Israele di andare oltre l’emotività perché un eccessivo riverbero emotivo tra le popolazioni arabe, esterne a quella palestinese, potrebbe poi innescare il deragliamento degli accordi di Abramo”.

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Israele si unisce contro Hamas

Telegiornale 12.10.2023, 12:43

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