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Javier Milei alla Casa Rosada

Si insedia oggi il nuovo presidente dell’Argentina: gravi le sfide economiche che sarà chiamato ad affrontare

  • 10 dicembre 2023, 08:56
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Il nuovo presidente assume i poteri proprio nel giorno in cui il Paese celebra 40 anni dal ritorno della democrazia dopo il regime militare

  • reuters
Di: Emiliano Guanella 

L’Argentina cambia presidente e lo fa proprio nel giorno in cui celebra 40 anni dal ritorno della democrazia. Il 10 dicembre del 1983 fu il radicale Raul Alfonsin a mettere fine al tragico periodo della dittatura militare, ora è arrivato il turno di Javier Milei, outsider ultraliberale che in pochissimo tempo è riuscito a proiettarsi come leader politico e a conquistare la Casa Rosada. Milei prende in mano le redini di un Paese attraversato da una grave crisi economica, con quattro famiglie su dieci costrette a vivere sotto la soglia della povertà e sei bambini su dieci che soffrono di denutrizione infantile. La sua bandiera è la lotta all’inflazione, che si proietta oltre il 150% su base annuale e la riduzione drastica del peso dello Stato. Ha promesso un taglio draconiano alla spesa attraverso un piano di privatizzazioni che potrebbe colpire diversi enti pubblici.

Ci sono molte incognite rispetto al futuro, anche perché lui stesso ha cambiato più volte idea sulle priorità del suo prossimo governo. In campagna elettorale è arrivato a proporre l’eliminazione della sanità e della scuola pubblica e un piano di dollarizzazione dell’economia attraverso la soppressione della Banca centrale; idee criticate duramente da diversi economisti e esponenti della società civile. Incerta anche la posizione in materia di politica estera e delle relazioni commerciali che assumerà Buenos Aires. Milei ha ipotizzato un congelamento per questioni ideologiche delle relazioni con paesi come il Brasile e la Cina, ma poi ha fatto una parziale marcia indietro.

Il suo trionfo è stato salutato dai maggiori esponenti della destra sovranista globale, ad iniziare da Donald Trump. Al suo insediamento è atteso il premier ungherese Orban e l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, mentre è in forse la presenza di Lula da Silva, che aveva fatto apertamente il tifo per il candidato del governo uscente Sergio Massa. Si aspetta anche il presidente ucraino Zelensky, nella sua prima visita in Sudamerica dall’inizio della guerra.

L’unica certezza è che dopo vent’anni di statalismo peronista si apre ora una fase politica completamente nuova per l’Argentina e si prevede una stagione di “lacrime e sangue” con una cura shock per raddrizzare l’economia. C’è da dire che poco, ormai, spaventa gli argentini, un popolo abituato a vivere in una perenne montagna russa, tra crisi rovinose e repentine risalite.  

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Argentina, domani l'insediamento di Javier Milei

Telegiornale 09.12.2023, 20:00

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