Trionfale vincitore delle elezioni presidenziali argentine, l’ultraliberista Javier Milei ha di fronte a sé un compito titanico, quello di rilanciare la terza economia dell’America latina, dove la disoccupazione del 6,2% è inferiore a quella riscontrata in molti Paesi industrializzati in Europa, ma dove l’inflazione su base annua in ottobre ha raggiunto il 143%. Milei ha parlato durante la sua campagna di dollarizzazione dell’economia, legandola quindi alla moneta statunitense. Viste le difficoltà a finanziarsi sui mercati internazionali (il debito pubblico è classificato CCC dalle agenzie di rating, ovvero “spazzatura”), Buenos Aires ha stampato moneta per finanziare la spesa pubblica, generando il rincaro. Ma quali sono le sue possibilità di successo?
“Le possibilità di successo onestamente non le sa nessuno”, risponde ai microfoni della RSI Loris Zanatta professore di Storia dell’America Latina all’Università di Bologna. “Va detto che anche qualora avessero vinto, i peronisti delle misure di shock le avrebbero dovute prendere. Il Governo si trova dal punto di vista economico, oltre che istituzionale e sociale, una vera e propria bomba in casa. E la via del gradualismo è stata in qualche modo bruciata dal precedente governo non peronista, quello di Macri. Quindi si capisce che Milei, esattamente come aveva detto, prometta ora di andare a fondo presto e subito. Però le possibilità di successo non le sa neppure Milei, perché la situazione è talmente grave che nessuno può conoscere gli effetti. Però può essere che l’impatto sia positivo sui mercati internazionali, almeno a medio termine”.
Situazione grave dal punto di vista economico, però mancano i numeri in Parlamento per concretizzare il suo programma, avrà bisogno del sostegno del centrodestra che gli ha già permesso di vincere ballottaggio presidenziale. Questo sostegno non rischia di annacquare, di attenuare il suo programma politico?
Ma la politica funziona così è una coperta corta, non riesce a coprire tutto. Direi che Milei, essendo un outsider cresciuto enormemente in così poco tempo e non avendo perciò una sua classe dirigente, in realtà potrà beneficiare ampiamente dell’alleanza con il centrodestra di Macri, il partito Pro, il quale tra l’altro, ha già un’esperienza di governo e sicuramente ha una classe dirigente in grado di sostenerlo. Non solo, ma l’alleanza con Macri gli consente una maggiore credibilità dinanzi agli attori della politica internazionale o della finanza internazionale, che ovviamente verso la figura di Milei, così eccentrica, per usare un eufemismo, sono piuttosto preoccupati.
Comunque le idee di Milei rischiano di provocare delle conseguenze sociali importanti. Non si rischia una destabilizzazione del paese dal punto di vista proprio sociale, con possibilità anche di disordini?
Da un lato mi faccia dire che fa un po’ sorridere che tutti minaccino il disagio sociale, ma Milei vince proprio perché c’è tanto disagio sociale causato dalle politiche peroniste. L’Argentina è un Paese che dovrebbe navigare nelle fasce alte del benessere mondiale, ma è un Paese con il 50% di poveri.
Soprattutto nella provincia di Buenos Aires, dove ci sono le concentrazioni di povertà maggiore e dove maggiore è il potere clientelismo del peronismo, il peronismo ha sempre dimostrato storicamente di potere ricorrere alla protesta anche di strada, per cercare di bloccare i governi non peronisti, i quali infatti raramente hanno finito il loro mandato. La piazza è stata silente o quasi dinanzi al governo peronista, nonostante i suoi disastri negli ultimi quattro anni. Ma oggi c’è da aspettarsi che si riorganizzi contro un governo non peronista.
La vittoria di Milei, la netta vittoria rispetto al suo avversario Sergio Massa, è anche sinonimo del fallimento della classe politica peronista, che lei ha citato più volte, di fronte alla gravità della situazione. Un po’ lo specchio dell’incapacità di gestire questa gravità...
Ma sicuramente, tanto è vero che il peronismo viene da un lungo ciclo di dominio dell’ala Kirchner, quindi la più profondamente e visceralmente populista del peronismo, che tra l’altro ha beneficiato all’inizio del secolo di un decennio di straordinaria opportunità economica, visto il prezzo alle stelle delle materie prime che l’Argentina esporta. Che uso ha fatto di queste risorse? Purtroppo, invece di farne un uso produttivo a lungo periodo, ha pensato, come ahimè ha fatto molte volte in passato il peronismo, a coltivare la sua clientela con piani assistenziali, con un atteggiamento puerilmente anticapitalista di chiusura autarchica all’interno. E oggi i nodi sono venuti al pettine, con un Paese che ha un’inflazione a tre cifre, una disoccupazione elevatissima, i giovani delle classi medie che scappano dal Paese. Se noi non comprendiamo questo fallimento e questa situazione drammatica del Paese, diventa impossibile comprendere la vittoria di una figura così estrema e, ripeto per tanti aspetti eccentrica come Milei.
Notiziario delle 14:00 del 20.11.2023
Notiziario 20.11.2023, 14:30
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