La Norvegia, l’Irlanda e la Spagna mercoledì, all’unisono, hanno rotto gli indugi, annunciando il riconoscimento dello stato Palestinese. Una decisione che forse non avrà grandi effetti; di certo non risolverà il conflitto. Secondo Lorenzo Kamel, professore di Storia contemporanea del Medio Oriente, è però una presa di posizione che lancia un segnale, una denuncia: “A differenza di quanto avviene nel caso di altri popoli, sappiamo che i palestinesi sono sprovvisti tanto di uno Stato quanto di una cittadinanza”.
Normalizzare lo status quo significa dunque, per Kamel, accettare che tutto questo possa accadere. Riconoscere, in altre parole, il diritto di Israele ad occupare i territori palestinesi: “Se un’occupazione non è temporanea rischia di cancellare l’autodeterminazione di uno dei due popoli. Ed è evidente, in questo senso, che chi fornisce armi e sostegno alla situazione ne diventa parte in causa”.
Sempre secondo il professore, il gesto di ieri non può essere definito “un assist ad Hamas e al terrorismo”, anche perché se così fosse, lo stesso discorso andrebbe applicato ad Israele e alle sue colonie. “Solamente riconoscendo l’autodeterminazione di entrambi i popoli si può pensare alla pace” dichiara Kamel, aggiungendo: “È pensando di normalizzare il fatto che 1 milione di persone sono soggette ad un’occupazione militare che rafforza gli estremismi e il terrorismo”.
Oggi parlare della soluzione a due Stati sembra senza senso. Palestinesi e israeliani sono i primi a non crederci più: “C’è un certo scetticismo, ma è proprio in un momento come questo che devono essere rafforzate le isole di sanità, come vengono definite” conclude Lorenzo Kamel, affermando che è proprio quando tutto sta crollando che diventa necessario rafforzare i principi cardine.