Sempre più paesi si uniscono al club esclusivo delle nazioni che si sono posate sulla Luna: oltre agli Stati Uniti e alla Russia, oggi vi sono entrate anche Cina, India e Giappone.
I tentativi e i successi di allunaggi sono diventati sempre più numerosi negli ultimi anni. Ma ora c’è un’accelerazione, dice Michelle Hanlon, professoressa di diritto spaziale all’Università del Mississippi negli Stati Uniti: “Sono previste 150 missioni nei prossimi sei anni”. Tra queste ci sono anche missioni con un equipaggio, probabilmente nel 2027 dagli Stati Uniti e nel 2030 dalla Cina.
L’intervista a Michelle Hanlon (Echo der Zeit, SRF, 11.12.2024)
Corsa all’acqua al Polo Sud
Sulla rocciosa superficie lunare attirano risorse come metalli rari, necessari per telefoni cellulari o computer. Tuttavia, ancora più attraente è stata la scoperta di acqua sulla Luna dieci anni fa. Questa potrebbe essere utilizzata, tra l’altro, come acqua potabile per le future missioni di lunga durata previste sulla Luna e successivamente su Marte.
Apollo 17 del 1972 è stata l'ultima missione con equipaggio verso la Luna
Quest’acqua lunare è la ragione dell’attuale corsa, afferma la rinomata esperta spaziale. Tuttavia, l’acqua si trova congelata presso l’inaccessibile polo sud della Luna. Quindi, se tutti volassero lì, chi otterrebbe i posti migliori?
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Hanlon ritiene che probabilmente la lotta sarà tra Stati Uniti e Cina: “Chi arriva per primo è avvantaggiato e probabilmente stabilirà le prime regole”. I primi probabilmente istituirebbero una zona cuscinetto attorno alla loro struttura e insisterebbero affinché chi arriverà in seguito ne resti fuori.
La Luna è di tutti, ma...
Secondo Hanlon ciò è possibile a causa delle contraddizioni presenti nel Trattato spaziale delle Nazioni Unite del 1967, firmato da oltre 100 Paesi. Secondo questo trattato, la Luna appartiene a tutti e nessuno può possedere un territorio. Tuttavia, l’articolo 12 del trattato prevede anche che chi possiede un impianto debba essere consultato dai vicini per ottenere il permesso di accesso. Una contraddizione la cui interpretazione va ancora discussa.
Michelle Hanlon è stata recentemente invitata come relatrice al Politecnico di Zurigo nel ciclo di conferenze "Who owns the Moon"
C’è anche la questione se le materie prime possano essere estratte sulla Luna. Secondo il Trattato, gli Stati possono agire sulla Luna solo a beneficio dell’intera umanità. Oggi, tuttavia, è sempre più ampiamente accettato che Stati e aziende possano estrarre materie prime sulla Luna, afferma Hanlon. Questo è sancito dagli Accordi Artemis, guidati dagli Stati Uniti e firmati da quasi 50 paesi, Svizzera compresa.
Hanlon: integrare gli Accordo Artemis
Ora anche le aziende si lanciano alla conquista della Luna. Due missioni fallite hanno già tentato di portare sul satellite ceneri umane e una bevanda pubblicitaria. Questo è problematico, afferma Hanlon, che con l’ONG “For All Moonkind” si impegna anche per proteggere i siti storici degli allunaggi: “Se tutti possono lanciare quello che vogliono, presto la Luna sarà piena di cianfrusaglie”.
Quindi quali missioni si dovrebbero autorizzare? Come dovrebbe essere gestito il turismo sulla Luna o lo smaltimento dei rifiuti? Hanlon suggerisce che tali questioni dovrebbero essere regolate negli Accordi Artemis. Tuttavia, né la Cina né la Russia vi partecipano, ma intervengono regolarmente alle riunioni del Comitato delle Nazioni Unite per gli usi pacifici dello spazio.
L’esperta di diritto spaziale sollecita quindi più velocità: “La Luna sarà presto molto frequentata. È urgente decidere come gestire la nostra bella Luna”.
La gestione dei rifiuti nello Spazio
Setteventi 25.10.2024, 07:20
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