Falò

L’Emilia-Romagna si rialza

Viaggio nelle aree colpite dall’alluvione del 16 maggio. Si contano i danni a case, aziende e terreni, ma sono molti i segnali di ripresa

  • 24 settembre 2023, 17:00
  • 8 dicembre 2023, 10:59
14:49

Emilia Romagna, dopo il diluvio

Falò 21.09.2023, 21:08

Di: Claudio Bustaffa/Falò 

Per giorni, in alcuni casi settimane, l’acqua ha sommerso tutto. Case, aziende, allevamenti, campi coltivati. In pianura il paese di Conselice, in provincia di Ravenna, per quindici giorni è stato in gran parte da un’acqua putrida e infetta. Non è andata meglio in collina dove il maltempo ha cambiato il volto di un territorio, centinaia di frane hanno interrotto strade o reso insicuri i terreni coltivati, come a Modigliana, bloccando il lavoro di allevatori e agricoltori. Ma i danni ai terreni coltivati, in molti casi, sono stati meno drammatici del previsto. Ci sono però ancora migliaia di persone che aspettano gli aiuti statali per ripartire, molti nell’alluvione hanno perso tutto.

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Rimettere a posto i pezzi, come in un puzzle. A Modigliana alcune strade sono completamente distrutte

  • RSI/Falò

E c’è un modo economico che ha impiegato fondi privati per ripartire, ma attende ancora gli indennizzi sperati. Ci sono infine luoghi, come la Salina di Cervia, diventati quasi spettrali: l’acqua dolce dell’alluvione ha sciolto tutto il sale della raccolta dello scorso anno e di quella di quest’anno.

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Salvare le radici

Migliaia di agricoltori hanno temuto il peggio per le loro coltivazioni, che nell’alluvione del 16 maggio erano già in fase avanzata. L’acqua che ha ristagnato nelle campagne per giorni avrebbe potuto soffocare le piante, guastando le radici, provocando un disastro per l’agricoltura nelle zone più colpite. Dopo aver girato per giorni tutta l’area possiamo dire che questo scenario catastrofico è stato evitato, in molte zone i vigneti e le piante da frutto sembrano ancora in buona condizione. Ma ci sono altre radici che l’Emilia-Romagna non vuole perdere: il suo patrimonio culturale.

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Migliaia di libri, tra cui anche volumi stampati nel 1500, sono stati gravemente danneggiati al Seminario nuovo di Forlì.

  • RSI/Falò

L’acqua ha danneggiato gravemente diverse biblioteche, la più importante tra quelle colpite è quella che si trova al seminario nuovo di Forlì, che conteneva almeno 15mila libri. Tra questi ci sono anche le “cinquecentine”, ovvero libri stampati tra il 1500 e il 1600. C’è stata una corsa contro il tempo per salvare questi volumi, con una tecnica del tutto particolare: i libri sono stati congelati, a meno 25 gradi, per bloccare l’azione nociva dell’acqua e del fango. I volumi più preziosi sono poi stati portati nel Laboratorio di restauro della Biblioteca centrale di Firenze, specializzata in questo tipo di interventi basandosi sulle competenze sviluppate dopo l’alluvione del 1966 in città. Nel laboratorio, come testimoniano le telecamere di Falò, i libri arrivano ancora ghiacciati, poi vengono lavati, per togliere i residui di fango, e messi in una speciale macchina che attraverso una liofilizzazione farà passare il ghiaccio dallo stato solido a quello gassoso, evitando così che si formi nuovamente acqua in grado di rovinare pagine, copertina e rilegatura. Una volta asciutto il volume viene catalogato e restaurato. Un piccolo tassello della rinascita dell’Emilia-Romagna nel post alluvione.

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I libri danneggiati vengono congelati, per bloccarne il deterioramento, poi vengono rilavati e restaurati al Laboratorio della Biblioteca Centrale di Firenze

  • RSI/Falò

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