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L’Iran è caduto in una trappola?

“Provocazioni e umiliazioni hanno costretto Teheran a cambiare atteggiamento”, secondo l’analista Nima Baheli - Dall’alleato russo qualche supporto ma nessun aiuto sul campo di battaglia

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L'Iran nella trappola israeliana? L'opinione dell'analista Baheli

SEIDISERA 02.10.2024, 18:36

  • keystone
Di: SEIDISERA/pon 

Molti analisti consideravano che l’Iran, rispondendo alle uccisioni di esponenti di Hezbollah e Hamas da parte di Israele - compreso Ismail Haniyeh, ammazzato proprio a Teheran - sarebbe caduto in una trappola, esponendosi a una violenta reazione israeliana, che il Governo Netanyahu ha già preannunciato, tale anche da mettere in pericolo la tenuta del regime degli ayatollah. L’Iran alla fine, martedì sera, ha risposto ai colpi subiti con l’attacco missilistico sullo Stato ebraico. Come leggere questa decisione? A SEIDISERA della RSI ha risposto l’analista geopolitico Nima Baheli.

“La guida suprema puntava, tramite la pazienza strategica, a raggiungere la data del 2025 o 2026, ovvero la data entro la quale gli Stati Uniti si dovrebbero ritirare dall’Iraq. Tuttavia, le provocazioni e le continue umiliazioni che la Repubblica Islamica ha ricevuto nell’ultimo mese e mezzo, con la decimazione della leadership di Hezbollah o l’uccisione di Haniyeh in Iran, hanno costretto a cambiare atteggiamento”, ha spiegato Baheli. “In più, a seguito di un dibattito interno, si era vista abbastanza credibile l’idea di un attacco diretto in territorio iraniano e quindi in questa prospettiva ha vinto la componente oltranzista capitanata da Jalili. E si è andati a un’operazione militare. La seconda operazione nel giro di pochi mesi in territorio israeliano, nella quale gli iraniani hanno voluto e cercato di dimostrare la loro capacità tecnologica, senza però anche in questo caso fare vittime civili, nel tentativo di non provocare una reazione oltremodo forte da parte israeliana”.                

Quindi l’Iran ha rivisto i suoi obiettivi. Finora l’intenzione è stata quella di non fare danni troppo importanti, ma avrebbe le capacità militari di fare di più? Quanto abbiamo visto corrisponde al suo potenziale o è stato solo un primo assaggio?               

“Probabilmente un assaggio. Se nell’attacco di aprile erano stati usati i droni principalmente e missili balistici di vecchia concezione, in questo attacco sono stati utilizzati solo missili balistici e sono stati utilizzati anche i missili ipersonici di cui l’Iran si vanta di essere una delle sette o otto nazioni al mondo in grado di maneggiare la tecnologia. Per cui probabilmente Teheran, con questa operazione più complessa rispetto a quella di aprile, ha voluto mandare un segnale per dire a Israele che potrebbe fare peggio. Allo stato dei dati in nostro possesso, si stima che l’Iran abbia almeno 3’000 missili balistici nel proprio arsenale e circa 200 lanciatori, per cui sarebbe in grado allo stato attuale di fare 15 ondate di attacchi missilistici”.      

In una guerra bisogna considerare anche le alleanze. Per quanto riguarda il fronte israeliano, resta l’incognita americana. Non sappiamo che cosa farà Washington e fino a che punto aiuterà militarmente Israele. Cosa possiamo dire invece delle alleanze iraniane? C’è qualcuno che potrebbe andare in aiuto di Teheran con armi o anche una partecipazione attiva sul campo di battaglia?

“Se l’alleanza fra Tel Aviv e Washington è chiara e di lunga data - e anche ieri sera Biden e Sullivan hanno espresso fortemente il loro supporto - dall’altra parte l’Iran gioca all’interno di un sistema di alleanze che non sono così nette. Se l’alleanza con la Russia e la Cina può teoricamente portare delle paure, in realtà quella cinese è più prettamente di livello commerciale, mentre quella russa vede un approccio più utilitaristico all’interno del quale Mosca utilizza la propria superiorità nei confronti, appunto, di Teheran. E quindi in questa prospettiva è prevedibile che forse Mosca potrà dare supporto a livello di tecnologia cyber o di sistemi satellitari, ma che sarà sicuramente escluso l’intervento effettivo sul campo di battaglia”.             

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