È un terremoto politico quello che ha innescato la sentenza di condanna contro Marine Le Pen, nel processo sui fondi europei elusi a vantaggio delle attività francesi del Rassemblement National. La leader del partito di estrema destra non potrà candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, rimescolando le carte di ogni prospettiva elettorale in vista del 2027, ma pure rendendo nell’immediato ancor più fragile la posizione del governo di François Bayrou, rimasto in vita in questi mesi anche grazie al sostegno esterno di Le Pen e dei suoi 120 deputati.
Presidenziali, Le Pen raccoglieva fino al 37% dei consensi
L’ineleggibilità per cinque anni, era la pena più temuta da Le Pen, condannata anche a 4 anni di carcere, di cui due con la condizionale, e a 100mila euro di multa. La 56enne deve dunque rinunciare al quarto tentativo di conquista dell’Eliseo, anche in caso di ricorso, in quanto l’esclusione dalla vita politica ha un effetto immediato, salvo un difficile iter in Consiglio di Stato. Un colpo duro per una candidata che raccoglieva secondo gli ultimi sondaggi tra il 34 e il 37% dei suffragi, in vista del primo turno delle future presidenziali. Scatta così il cosiddetto piano B, dove la B sta per Bardella, Jordan, il giovane presidente del Rassemblement National, fedelissimo di Le Pen di cui ne diventa il successore naturale. Il 29enne rappresenta il volto nuovo del movimento che ha contribuito a rendere presentabile con la sua faccia da bravo ragazzo, allargando l’elettorato ad ogni fascia sociale.
Effetto vittimizzazione per la campagna elettorale?
Bardella è stato il primo a reagire con un messaggio su X: “Oggi, non solo Marine Le Pen è stata ingiustamente condannata: è la democrazia francese a essere giustiziata”.
Quasi l’incipit di una campagna elettorale, dove Bardella può sfruttare l’effetto di vittimizzazione del partito che alle ultime elezioni legislative ha raccolto 13 milioni di voti. Una base elettorale allargabile a quel 10% di conservatori che, secondo i sondaggisti, sono rimasti finora fedeli all’ala più dura della destra repubblicana. Una riserva di voti che la stessa Le Pen potrebbe sedurre intervenendo in modo più incisivo nella vita politica del Paese. Da leader del primo partito francese, Le Pen potrebbe negare l’appoggio esterno a Bayrou e mettere così alle strette lo stesso presidente della Repubblica Emmanuel Macron. Aprendo una crisi politica che accenderebbe a sua volta il dibattito, sostenuto anche dalla sinistra radicale di Jean Luc Melenchon, sulla necessità di andare alle elezioni anticipate.
Non più legislative, come la scorsa estate, bensì presidenziali, capitalizzando ogni possibile vantaggio della sentenza odierna.

Francia: Marine Le Pen giudicata colpevole
Telegiornale 31.03.2025, 12:30