L’analisi

L’alleanza strategica tra Cina e Russia

L’incontro tra Xi Jinping e Vladimir Putin ha rafforzato l’ormai storico legame tra i due paesi dopo la frattura di Mosca con l’Occidente

  • 17 maggio, 14:36
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Visioni comuni

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Di: Stefano Grazioli

Dopo essere stato eletto nel 2013 per la prima volta alla presidenza della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping aveva effettuato la sua prima visita ufficiale all’estero in Russia. Dopo l’inaugurazione del quinto mandato al Cremlino avvenuta il mese scorso, Vladimir Putin sta compiendo in questi giorni il suo primo viaggio in Cina, dove ha già incontrato Xi nove volte. I due presidenti negli ultimi dieci anni si sono visti una quarantina di volte, contando le nove del presidente cinese in Russia e gli incontri internazionali. Questi numeri sono il simbolo di una partnership stretta tra i due leader e dei rispettivi paesi, che nel corso degli scorsi due lustri si è progressivamente intensificata, sull’onda dell’allargamento della frattura tra Russia e Occidente in seguito alla prima crisi ucraina del 2014. L’invasione su larga scala dell’ex repubblica sovietica cominciata nel 2022 ha accelerato il processo di avvicinamento, nell’ottica della ridefinizione degli equilibri geopolitici internazionali e del comune interesse nel rafforzare il blocco di opposizione agli Stati Uniti.

Alleanza strategica

Al di là appunto del numero degli incontri e degli accordi siglati, anche questa volta, per la collaborazione nei più disparati campi, dall’energia ai trasporti, dalla logistica all’agricoltura, il dato fondamentale, che viene ribadito per l’ennesima volta e non viene scalfito dalla questione del conflitto ucraino, è che Russia e Cina rafforzano la loro alleanza strategica, seguendo una linea ben precisa avviata lentamente già all’inizio dei primi anni Duemila, quando al Cremlino Putin aveva già iniziato ad approcciarsi con i predecessori di Xi, Hu Hintao e Jiang Zemin. L’ascesa di Pechino sulla scacchiera internazionale e il duello tra Mosca e l’Occidente, diventato evidente dopo le rivoluzioni colorate in Georgia (2003) e Ucraina (2004) e le successive guerre, quella del 2008 nel Caucaso e dal 2014 in Ucraina, hanno mutato fondamentalmente i rapporti internazionali.

Visione pragmatica

Russia e Cina non solo hanno interessi economici bilaterali, che le sanzioni occidentali dell’Unione Europea e dei paesi del G7 coordinati dagli Stati Uniti hanno consolidato, ma condividono una visione pragmatica dei rapporti interstatali che li vede schierati dalla stessa parte: dalla questione della sicurezza in Asia centrale, già avviata ai tempi di Boris Yeltsin e Jiang con la fondazione della SCO (Organizzazione per la cooperazione di Shanghai) a quella dell’Indo-Pacifico, con la volontà di contenere l’influenza statunitense, passando per il continente africano, dove si sta assistendo a una spartizione dei compiti, con Mosca impegnata più nel settore militare, anche attraverso il nuovo Afrikakorps che è andato a sostituire la compagnia Wagner, e Pechino che da tempo tesse una tela di rapporti economici commerciali.

Soluzione politica

In questo contesto non devono sorprendere le dichiarazioni di Putin e Xi a proposito della guerra in Ucraina e della sua possibile soluzione. Il messaggio comune da Pechino è stato che essa dovrà essere politica. La formula, che appare vaga, diventa più definita considerando il documento in dodici punti che la Cina aveva presentato nel 2023 e che illustrava la posizione cinese, in cui in sostanza si proponeva che Russia e Ucraina si mettessero a trattare partendo dallo status quo. La proposta, che il Cremlino ha ripetuto più volte essere la più realistica, cozza però con le aspettative ucraine e il piano in dieci punti del presidente Volodymyr Zelensky, che prevede invece l’inizio di trattative tra Mosca e Kiev solo dopo il ritiro russo da Donbass e Crimea.

Il documento cinese evidenzia come per la risoluzione della crisi debba essere abbandonata la mentalità da Guerra fredda e il fatto che la sicurezza di un paese non dovrebbe essere perseguita a scapito degli altri, così come la sicurezza di una regione non dovrebbe essere raggiunta rafforzando o espandendo i blocchi militari. Riferimenti che sembrano riguardare l’espansionismo degli Stati Uniti e della NATO degli ultimi decenni non solo in Europa. La via per la pacificazione sarà in ogni caso oggetto di discussione alla conferenza sul Bürgenstock del 15 e 16 giugno prossimo, dove la Russia non sarà presente e la Cina non ha confermato la sua partecipazione.

Cina, la visita di Vladimir Putin

Telegiornale 16.05.2024, 20:00

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