Questa domenica, 27 dicembre, sarà ricordata come il V-Day o il Vax-Day, il giorno dell’inizio della campagna di vaccinazione contro il Coronavirus dell’Unione Europea. Un giorno celebrato con toni entusiastici e immagini rassicuranti. È stato infatti anche un esercizio di comunicazione, da cui dipende la riuscita di questa campagna.
La presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, ha definito l’avvio della campagna vaccinale dell’UE un toccante momento di unità e una storia di successo. Una giornata storica, che segna l’inizio della fine della pandemia, secondo il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, mentre il presidente francese Macron, come altri, ha paragonato il vaccino a un’arma. L’unica in grado di sferrare il colpo letale al Coronavirus.
Non sono insomma mancati i toni ottimistici, ma è vero che questa giornata è più che altro simbolica, perché si comincerà a vaccinare la popolazione con ritmi più serrati soltanto nei prossimi giorni. E poi, questo 27 dicembre è soprattutto dedicato a un delicato esercizio di comunicazione per tutte le capitali europee, ciascuna con il suo primo paziente immunizzato posto di fronte alle telecamere.
La maggior parte dei Paesi, ha scelto persone anziane e vulnerabili quali testimonial della campagna. Come la Germania, che ha iniziato con una signora di 101 anni. In altri, si sono fatti avanti volti noti, come il premier ceco Andrej Babis. In altri ancora è stato il personale medico a dare l’esempio e a cogliere l’occasione per lanciare un appello.
E da tutta l’Europa, il messaggio è lo stesso. Il vaccino è gratuito, somministrato su base volontarie e soprattutto molto sicuro. Un messaggio martellante rivolto alla popolazione perché in tutti i Paesi membri, ma anche in Svizzera, nei confronti dei vaccini - forniti dalla scienza in tempi record - c'è molto scetticismo.
Dopo l'approvazione a tempi record del primo vaccino - seppure condizionata dall'agenzia europea del farmaco alla raccolta di altri dati su sicurezza e efficacia - la riuscita della campagna dovrà dunque fare i conti con lo scetticismo di numerosi cittadini europei. E se secondo un sondaggio YouGov commissionato dalla Dpa, il 65% dei tedeschi vuole essere vaccinato, ancora una volta la Francia si conferma una delle nazioni più refrattarie: oltre un francese su due, il 56%, non intende farsi iniettare il farmaco, secondo un sondaggio Bva pubblicato da Le Journal du Dimanche. Solo il 44% dei francesi prevede di ricevere il vaccino e appena il 13% si dichiara "certo" di farlo.