Angela Merkel terrà venerdì ad Amburgo il suo ultimo discorso da presidente dell'Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU), poi si aprirà la sfida per la successione: una partita a tre che, in realtà, si annuncia come un duello aperto fra la favorita della cancelliera, Annegret Kramp-Karrenbauer, e il giurista milionario silurato 10 anni fa dalla stessa leader, Friedrich Merz, il cui rientro è appoggiato da un padrino potente come Wolfgang Schaeuble. Il ministro 38enne Jens Spahn non avrebbe chance, stando ai sondaggi.
In gioco c'è il futuro di un grande partito popolare, da tempo alle prese con una pericolosa erosione di consensi: si teme che quando quel magnete per gli elettori che è stata Angela Merkel non ci sarà più, la CDU possa finire in rovina come i grandi partiti tradizionali in tutta Europa. La minaccia proviene dall'ultradestra populista di Alternative fuer Deutschland, isolati politicamente ma in grado di dettare l'agenda politica. Ma anche dal polo opposto, con l'ascesa dei Verdi di Robert Habeck, che i sondaggi danno ormai secondo partito in Germania, con pochi punti di distacco dall'Unione (un eclatante 23% contro un magrissimo 26, fatte le dovute proporzioni).
Merkel lascia le redini di un partito - ma non della cancelleria, perché intende restare in sella fino a fine legislatura (2021) - dopo averlo profondamente cambiato. Spinta spesso da ragioni tattiche, ma anche da una sorta di neutralità ideologica fondata sul buonsenso, la signora del compromesso ha portato la CDU progressivamente più a sinistra. La svolta energetica, con l'addio al nucleare, il salario minimo, il matrimonio gay: sono tante le scelte costate ben più di qualche malumore ai colleghi conservatori. Ma è stata la decisione del settembre 2015, quella di aprire le porte del paese ai profughi siriani accogliendo oltre 1 milione di richiedenti asilo, il vero trauma mai superato. Si è prestato il fianco all'avanzamento dei populisti, e ridotto quasi in macerie il rapporto con gli alleati cristiano-sociali bavaresi. L'apertura dei confini che diede l'impressione di una perdita di controllo della situazione "potrebbe rappresentare per la CDU quello che l'agenda 2010 di Schroeder fu per l'SPD", ha scritto in questi giorni il mensile di politica "Cicero", rievocando le riforme del lavoro del governo rosso-verde dell'epoca che costarono la guida del paese ai socialdemocratici.
ATS/M. ANG.