I Paesi più sviluppati, quelli dell’Unione Europea e gli Stati Uniti in testa, hanno giocato le loro carte in quella che doveva essere l’ultima giornata della COP29, la conferenza dell’ONU sul clima in corso a Baku. Il tema centrale è quello della “finanza climatica”, il sostegno che gli Stati ricchi sono chiamati a fornire agli altri affinché compiano una transizione verde abbandonando le energie fossili e facciano fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici: dai 100 miliardi di dollari annui attuali, la proposta è quella di passare a 250 entro il 2035.
La COP 29 va ai supplementari
Telegiornale 22.11.2024, 20:00
È la metà della soglia minima richiesta dagli interessati, che - africani in testa - si sono affrettati a respingere l’offerta giudicandola “inaccettabile”. Per i piccoli Paesi insulari, denota “disprezzo per i popoli più vulnerabili”. Con l’inflazione, l’impatto reale è destinato a diminuire fra 10 anni, affermano.
COP 29, il commento dell'inviata
Telegiornale 22.11.2024, 20:00
Economisti che operano su mandato delle Nazioni Unite, come Amar Bhattacharya, Vera Songwe e Nicholas Stern, si sono pronunciati per un contributo di 300 miliardi.
CO2: la compensazione dubbiosa all'estero della Svizzera
SEIDISERA 22.11.2024, 18:00
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Così l’accordo finale che doveva essere adottato in giornata per consenso di tutti i partecipanti è rinviato, almeno a sabato (non prima delle 10 del mattino locali, le 7.00 svizzere). Il tempo stringe, molte delegazioni lasceranno l’Azerbaigian domenica. Bisognerà vedere se l’Occidente sarà disposto ad alzare la propria offerta, in un momento di ristrettezze finanziarie. Sotto la presidenza azera, molto criticata dagli europei perché giudicata incompetente nella gestione di un evento tanto complesso, le consultazioni sono proseguite anche nelle ore notturne. Il progetto di intesa fissa anche un obiettivo alternativo e più ambizioso, di 1’300 miliardi, comprendente però anche altre fonti di finanziamento, incluse quelle private e nuove forme di tassazione.
L’UE conduce nel contempo anche una seconda battaglia, quella per l’abbandono delle energie fossili. Guidato dall’Arabia Saudita, il blocco arabo sta però opponendo forti resistenze.