La Germania ha spento tre delle sue ultime sei centrali nucleari (Brokdorf, Grohnde e Gundremmingen), nell'ambito di una strategia che prevede la rinuncia progressiva all'energia atomica e la transizione verso le rinnovabili. Le altre tre (Isar 2, Emsland e Neckarwestheim II) saranno disattivate entro la fine del 2022, in anticipo di un anno rispetto a quanto programmato in precedenza.
Dopo l'incidente di Fukushima del 2011, il Governo tedesco ha deciso di accelerare l'abbandono del nucleare, così come altri Paesi (la Svizzera ha bloccato la costruzione di nuovi impianti e sta smantellando quello di Mühleberg, il primo a essere spento).
La Germania mira a far sì che le rinnovabili soddisfino l'80% della domanda di energia entro il 2030, attraverso un'espansione delle infrastrutture per l'energia eolica e solare. Nel 2021, le sei centrali nucleari hanno contribuito a circa il 12% della produzione di energia elettrica del Paese. A pesare di più, invece, è quella prodotta dalle centrali a carbone, che da sola oggi rappresenta circa il 30% del fabbisogno: l'addio, in questo caso, è previsto per il 2030.