Dopo tre settimane di conflitto, il fronte più caldo in Ucraina è a Mariupol, città portuale del sud-est del Paese, sotto assedio da giorni da parte delle forze armate russe. Secondo le ultime notizie, i combattimenti sono arrivati nelle strade del centro cittadino, mentre pesanti bombardamenti nei giorni scorsi hanno colpito palazzi residenziali e altre strutture civili, tra cui un ospedale e il teatro cittadino. L'inviato RSI in Ucraina, Emiliano Bos, ha raggiunto via Skype il vicesindaco Sergei Orlov, il quale al momento si trova una località nei pressi della città, di cui però non ha reso noto i dettagli per motivi di sicurezza.
Signor Orlov, quanti sono i civili ancora intrappolati a Mariupol?
"Secondo le nostre stime, tra 150'000 e le 200'000 persone".
Lei parla di fosse comuni. Quante persone finora sono morte?
"Non è stato possibile contarle negli ultimi giorni. L’ultimo bilancio ufficiale, una settimana fa, è di 2'558 morti. Questi sono solo i corpi recuperati. Ma molti cadaveri restano in edifici distrutti o in zone bombardate. Riteniamo che questo numero sia 2-3 volte più elevato".
Penso alle persone più fragili: anziani, ammalati, bambini. A Mariupol si muore anche per la mancanza di beni di prima necessità e medicine?
"Sì, ci sono stati dei casi. Una bambina è morta per disidratazione. E poi ci sono stati decessi tra chi non ha avuto accesso a medicinali come l’insulina".
Mariupol è stata oggetto di un attacco sistematico contro i civili. Abbiamo visto tutti le immagini degli attacchi contro l’ospedale pediatrico e il teatro che ospitava più di mille sfollati. Avete documentato altre violazioni dei diritti umani?
"Sì, abbiamo molti casi. Secondo me si tratta di crimini di guerra commessi da Putin e dal suo esercito. Ci sono video e foto. Abbiamo conferme di molti casi in cui i carri armati e i colpi di artiglieria hanno colpito edifici civili, oltre che l’ospedale come ricordava lei e il teatro".
Signor Orlov, lei è il vicesindaco di una città che dalle immagini sembra distrutta. Qual è la situazione sul terreno?
"La situazione è assolutamente terribile. La città come era fino a 25 giorni fa… non esiste più. Pensiamo che sia danneggiata all’80%. E che il 30% di tutti gli edifici e di tutte le infrastrutture non potranno essere riparati. È completamente distrutta. Quando tutto questo sarà finito, potremo solo costruirne una nuova".
Da Mariupol è difficile se non impossibile scappare. I corridoi umanitari stanno funzionando?
"No, nessuno dei corridoi umanitari ha funzionato. Abbiamo provato per 13 giorni. L’unica cosa che funziona è l’evacuazione su auto private da Mariupol a Zaporizhzhia, circa 300 chilometri. Ma è totalmente insicura. La gente sa benissimo che rischia di essere uccisa sulla via di fuga. Ma sceglie comunque di scappare facendosi sparare addosso, piuttosto che rimanere sotto le bombe".
Signor Orlov, quale messaggio vuol lanciare a chi la sta ascoltando?
"Il mio messaggio è che 25 giorni fa avevamo un Paese pacifico. Facevamo programmi per la nostra città, avevamo dei sogni per rinnovarla. Tutto questo è stato distrutto dall’invasione della Russia. Hanno iniziato a distruggere le strutture civili e a uccidere le persone senza alcuna ragione. Abbiamo capito che il loro obiettivo è un’Ucraina senza ucraini. Aiutateci, mandateci armi, soprattutto anti-aeree. Continueremo a combattere per non scomparire come nazione e per la nuova Mariupol che ricostruiremo in futuro".