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La Polonia futura superpotenza militare europea

Varsavia nei prossimi 10 anni raddoppierà il suo esercito e sta spendendo decine di miliardi di dollari in armamento

  • 21 agosto, 05:30
  • 21 agosto, 11:06
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RG 12.30 del 12.08.2024 La corrispondenza di Fabio Turco

RSI Info 20.08.2024, 17:17

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Di: pon 

Novantasei elicotteri da combattimento AH-64E Apache di fabbricazione statunitense (oltre a radar e missili) per dieci miliardi di dollari, 9,14 miliardi di euro: quello firmato una settimana fa è solo l’ultimo di una lunghissima serie di accordi attraverso i quali la Polonia sta non solo riammodernando ma significativamente rafforzando il proprio esercito, che potrebbe presto diventare il primo d’Europa (Russia a parte), davanti a quello tedesco, francese e - in un prossimo futuro - anche britannico. E di pari passo Varsavia - da anni in stretta e crescente sintonia con Washington - potrebbe rivendicare un ruolo vieppiù importante all’interno della NATO, alla quale ha aderito già nel 1999 al pari di Cechia e Ungheria.

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Due elicotteri da combattimento Apache AH-64E come quelli che comprerà Varsavia

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Il contesto

Secondo le autorità polacche, lo scopo di questi ingenti investimenti è di deterrenza nei confronti del vicino russo. I dieci miliardi di dollari per gli Apache “sono un’assicurazione per la nostra libertà”, ha detto il ministro della difesa Pawel Bejda. Varsavia e Mosca sono storicamente nemiche e da ben prima della Seconda guerra mondiale, la storia delle reciproche invasioni risale almeno fino al Seicento. All’accelerazione della spesa militare non è naturalmente estraneo il conflitto in Ucraina, dallo scoppio del quale la Polonia si è subito schierata in primissima fila al fianco di Kiev.

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La Polonia si è schierata con decisione a fianco dell'Ucraina in chiave antirussa: qui la firma l'8 luglio di un accordo di cooperazione e difesa. A sinistra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a destra il premier polacco Donald Tusk

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Non solo ha rapidamente accolto un milione e mezzo di profughi ed è diventata l’hub di transito per gli aiuti militari verso l’Ucraina, ma ha essa stessa donato ingenti quantitativi di armi (324 carri armati, 18 obici, 42 veicoli da combattimento,...), svuotando i propri arsenali in particolare dai “pezzi” ereditati dai tempi sovietici. L’Institute for the World Economy di Kiel, in Germania, che tiene traccia di tutti gli aiuti internazionali al Governo di Volodymyr Zelensky, attribuisce alla Polonia un contributo di oltre 4 miliardi di euro. Per tre quarti si tratta di armamento. In rapporto al PIL, solo i Paesi baltici e scandinavi (in senso ampio, Danimarca compresa) hanno speso di di più.

Spesa militare in forte crescita

Quanto donato a Kiev va sostituito con esemplari più moderni, ma non è solo questo a spingere al rialzo la spesa militare polacca. Già nel 2021 - prima della guerra - essa superava la soglia del 2% del PIL che i Paesi dell’Alleanza atlantica avevano concordato nel 2006 ma che solo cinque membri avevano raggiunto tre anni fa. Lo scorso anno - l’ultimo per i quali sono disponibili i dati del SIPRI di Stoccolma - la Polonia era balzata al primo posto con il 3,83% di PIL consacrato all’esercito, più degli Stati Uniti (3,36%), anche se in termini assoluti Washington comanda ovviamente la graduatoria e riserva da sola, a questa voce, più di tutti gli alleati messi insieme. Quest’anno Varsavia supererà il 4%, nel 2025 potrebbe arrivare al 5%. L’impennata non ha uguali in tutto il Vecchio continente: dal 2018 al 2023, in dollari (a valore corrente, quindi pesa anche l’inflazione) gli investimenti in questo ambito sono cresciuti da 12 a 31 miliardi annui. Anche queste sono cifre raccolte dal SIPRI.

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Anche gli HIMARS sulla lista della spesa

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Il cambiamento di Governo nel 2023 - da quello conservatore di Jaroslaw Kaczynski a quello liberale ed europeista di Donald Tusk - non ha influito su questa evoluzione, che concretizza la Strategia di sicurezza nazionale approvata nel 2020 e la legge sulla difesa della patria del 2022. Dai circa 120’000 uomini di un paio di anni fa, gli effettivi dell’esercito dovrebbero essere portati a 300’000 uomini nel 2035, compresa la Difesa territoriale di recente creazione. È stata rimessa sul tavolo anche la questione del ripristino della leva obbligatoria.

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Trecentomila soldati entro il 2035

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Il grosso della spesa, tuttavia, è in nuovo materiale: oltre a quello per gli Apache, nelle ultime settimane sono stati firmati accordi anche per nuovi lanciatori di missili di difesa antiaerea Patriot (da produrre in “casa”) e per missili aria-aria AMRAAM. La lista della spesa degli ultimi anni è tuttavia significativamente più lunga. Impossibile ripercorrerla tutta. Non di rado - come quello dei citati Patriot - contemplano accordi di compensazione industriale, che prevedono di fabbricare in loco (dando quindi lavoro e trasmettendo know-how) una parte o la totalità dell’ordine. Il “braccio armato” in questo ambito è la holding pubblica PGZ, che raggruppa dozzine di fabbriche, servizi e centri di ricerca legati al settore della difesa.

Varsavia compra americano... e coreano

Dell’elenco degli acquisti fanno parte tutti gli elementi di un esercito moderno: dai caccia ( 32 F-35 in particolare) ai citati Patriot, dai lanciarazzi HIMARS agli aerei da trasporto Hercules e agli elicotteri Black-Hawk, dai missili anticarro Javelin ai droni d’attacco turchi Bayraktar, fino ai carri armati. Di questi ultimi, Varsavia mira ad acquistarne quasi 1’400 e ha già formalizzato prima delle fine del 2023 ordini per 116 Abrams statunitensi e i primi 212 di un migliaio di K-2 coreani.

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Il presidente Duda su un blindato agli esercizi di tiro dei nuovi K-2 e K-9 sudcoreani nel 2023

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La Corea del Sud, potenza emergente insieme alla Turchia nel panorama dei fornitori di armi mondiali, è la seconda beneficiaria della corsa polacca agli armamenti: venderà anche oltre 200 obici semoventi K-9, altrettanti K-239 Chunmoo, “gemelli” asiatici degli HIMARS, e una cinquantina di caccia leggeri FA-50.

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La NATO nell'Europa orientale

  • NATO

Mentre l’Europa si ritrova (quasi) a mani vuote, la parte del leone la fanno però i produttori statunitensi, a riconferma del forte legame fra la Polonia e Washington che trovò fra i suoi primi sostenitori Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale sotto Jimmy Carter e padre di Mark Brzezinski, attuale ambasciatore statunitense a Varsavia. La Polonia ha storicamente comprato americano, a cominciare dagli F-16 già nei primi anni 2000. Il rapporto con gli Stati Uniti (e con la NATO) è tanto stretto che la Polonia seguì gli Stati Uniti nell’invasione dell’Iraq nel 2003 e ospita sul proprio territorio di gran lunga il maggiore contingente dell’Alleanza atlantica sul fianco orientale: oltre 11’000 uomini, in maggioranza statunitensi. Lo scorso anno il presidente Mateusz Morawiecki aveva manifestato pure la disponibilità ad accogliere sul territorio nazionale delle armi nucleari.

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