Analisi

La Russia alle prese con l’ondata terroristica islamica

Gli attacchi in Daghestan da un lato evidenziano il fallimento del Cremlino nel contrastare il fenomeno, dall’altro mostrano che il problema è di carattere internazionale

  • 25.06.2024, 05:36
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Quel che resta della sinagoga di Derben dopo l'attacco dei terroristi

  • Reuters
Di: Stefano Grazioli 

Gli attacchi dello scorso fine settimana in Daghestan che secondo l’ultimo bilancio hanno provocato una ventina di morti non sono un fulmine a ciel sereno, ma si inseriscono negli scontri che da ormai tre decenni si verificano sul lato meridionale caucasico delle Federazione russa, nelle varie repubbliche a maggioranza islamica. Il contesto è sempre stato quello, complesso e variegato, dell’indipendentismo regionale, del conflitto tra centro e periferia, del terrorismo criminale e di matrice islamica, del jihadismo internazionale in tutte le sue forme e sigle. Tra i maggiori episodi del 2024, quello di Karabulak, in Inguscezia, dove all’inizio di marzo è stata eliminata una cellula islamista (sei morti) accusata di aver compiuto attentati nella primavera del 2023 nella regione.

Sempre il 23 marzo è avvenuto a Mosca l’attentato con oltre 130 morti alla Crocus City Hall, rivendicato dall’ISPK, la frazione dello Stato Islamico della Provincia di Khorasan, e alla fine dello stesso mese in Daghestan, nel capoluogo Makhachkala e a Kaspiysk è stato sgominato un gruppo estremista legato all’attacco nella capitale e che ne stava preparando un altro nella città sul Mar Caspio. I recenti attentati a Derbent e ancora a Makhachkala, sebbene al momento senza precise rivendicazioni, ma che per la scelta degli obbiettivi, chiese ortodosse e sinagoghe, lasciano pochi dubbi, fanno parte dell’ondata terroristica che vede come protagonista i jihadisti, verosimilmente legati all’ISPK.

Periferie irrequiete

Il Daghestan, l’Inguscezia, la Cabardino-Balcaria, l’Ossezia del nord e la Cecenia hanno sempre costituito la periferia più irrequieta della Federazione russa, sin dagli anni Novanta. Dopo le due guerre in Cecenia (1994-1996 e 1999-2009) e la cosiddetta normalizzazione affidata dal Cremlino al presidente Ramzan Kadyrov, le altre repubbliche caucasiche, soprattutto Daghestan e Inguscezia, sono diventate il teatro maggiore dove le istanze indipendentiste si sono intrecciate con il terrorismo islamico, regionale e internazionale, da Al Qaeda all’IS, nelle sue varie ramificazioni.

L’attentato di marzo a Mosca ha riportato alla luce la questione, che da un lato ha messo in evidenza come la strategia del Cremlino nel contrastare il fenomeno nel corso degli anni sia stata sostanzialmente inefficace, con i problemi regionali rimasti irrisolti, dall’altro ha mostrato comunque che il problema non può riguardare solo il paese che viene colpito, ma è di carattere internazionale. Gli attentatori della Crocus City Hall, legati all’ISPK, provenivano dalle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, in particolare dal Tagikistan, paesi dove i gruppi estremisti sono stati sempre di casa e che dopo il ritorno dei Talebani in Afghanistan nel 2021 sono diventati una sorta di serbatoio per i combattenti jihadisti sui vari fronti delle guerre internazionali, Siria e non solo, e per il terrorismo in Europa.

Pericoli in Europa

La scorsa primavera in Germania sono stati arrestati due cittadini afghani sospettati di essere legati all’ISPK con l’accusa di voler realizzare un attentato a Stoccolma, mentre già nell’estate del 2023 erano finiti nella rete della polizia tedesca alcuni uomini provenienti dall’Asia centrale facenti parte dello stesso ramo dello Stato islamico. Questi ultimi erano arrivati in Germania, secondo il BND, i servizi segreti tedeschi esterni, dall’Ucraina, quando i confini tra l’ex repubblica sovietica e l’Unione Europea sono diventati più permeabili a causa del conflitto con la Russia e le ondate di profughi verso occidente.

Le autorità tedesche, come quelle francesi, hanno alzato il livello di allerta in concomitanza dei grandi eventi, dagli Europei di calcio alle Olimpiadi. Nel rapporto pubblicato la scorsa settimana dal Verfassungsschutz, l’intelligence interna a Berlino, il pericolo del terrorismo di matrice islamista viene indicato alto come non mai, alla luce dei riflessi internazionali dall’Afghanistan dopo il ritiro occidentale di tre anni fa, e il conflitto in Medio oriente, riaccesosi dallo scorso ottobre. Anche gli ultimi episodi in Russia e nel Caucaso sono il segnale che i pericoli sono comuni e la rete internazionale fatta di gruppi, cellule e lupi solitari radicalizzati, può colpire ovunque.

01:52

Daghestan, attentati a chiese e una sinagoga

Telegiornale 24.06.2024, 12:30

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