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La Turchia sceglie il nuovo presidente

Un Paese molto diviso alle urne per eleggere il Parlamento e scegliere il capo di Stato

  • 14 maggio 2023, 10:15
  • 20 novembre, 11:19
Seggi aperti per le elezioni in Turchia

Seggi aperti per le elezioni in Turchia

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Di: ATS/AFP/Swing 

Un secolo dopo la fondazione della Repubblica, una Turchia profondamente divisa si reca alle urne, oggi, domenica, per scegliere un nuovo presidente e rinnovare il Parlamento. I seggi elettorali si sono chiusi quando in Svizzera erano le 16. Subito dopo è cominciato lo spoglio. I primi risultati ufficiali dovrebbero essere resi noti attorno alle 20 di domenica.

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Polarizzato tra i due candidati principali, il presidente islamoconservatore Recep Tayyip Erdogan, 69 anni, al potere da vent'anni, e il suo avversario Kemal Kiliçdaroglu, 74 anni, capo di un partito socialdemocratico e laico, il CHP, il Paese deve dare a uno dei due almeno il 50% dei voti più uno per assicurarsi la vittoria al primo turno. 64 milioni di elettori, che eleggeranno anche il Parlamento, sono registrati in tutto il Paese di 85 milioni di abitanti, che ha una tradizione di voto con tassi di affluenza superiori all'80%.

Le schede prevedono quattro candidati ma Muharrem Ince si è ritirato tre giorni fa per evitare la frammentazione dei voti dell'opposizione

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Gli ultimi sondaggi indicano una corsa molto serrata tra questi i due principali contendenti, con un leggero vantaggio per il leader dell'opposizione, che per la prima volta presenta un fronte unito. Un terzo candidato, Sinan Ogan, è accreditato di pochi punti.

Kiliçdaroglu, leader del CHP di Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore della Turchia moderna, guida una coalizione di sei partiti che spazia dalla destra nazionalista al centro-sinistra liberale e ha ricevuto il sostegno del filo-curdo HDP, la terza forza politica del Paese. Nelle ultime elezioni presidenziali del 2018, il capo di Stato ha vinto al primo turno con oltre il 52,5% dei voti. Un pareggio, che costringerebbe a un secondo turno il 28 maggio, sarebbe quindi già una battuta d'arresto per lui. Erdogan ha promesso di rispettare il verdetto delle urne, monitorato da centinaia di migliaia di agenti elettorali di entrambi gli schieramenti.

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In questa tornata elettorale Erdogan si candida in un Paese logorato da una lunga crisi economica, con una moneta svalutata della metà in due anni e un'inflazione che in autunno ha superato l'85%. Il trauma del terremoto del 6 febbraio, che ha visto crollare decine di migliaia di edifici, causando almeno 50'000 morti e più di tre milioni di sfollati, ha messo in dubbio l'onnipotenza di un presidente che accentra tutti i poteri. Il successo di Erdogan nel suo primo decennio al potere, inizialmente come primo ministro, si è basato sul potere del settore edilizio, i cui grandi risultati, a suo dire, hanno modernizzato la Turchia. Ma il terremoto ha messo in luce la corruzione degli appaltatori e quella delle autorità che hanno rilasciato permessi di costruzione in barba alle norme antisismiche.

Kemal Kiliçdaroglu ha giocato la carta della pacificazione, promettendo il ripristino dello Stato di diritto e del rispetto delle istituzioni, abusati negli ultimi dieci anni dalla deriva autocratica di Erdogan.

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