Lo scioglimento dei ghiacci causato dal riscaldamento globale sta facendo crescere l’interesse verso la rotta marittima del nord, che collega l’Asia all’Europa attraverso le gelide acque dell’Oceano Artico. Una tratta molto più breve rispetto a quella che passa per il canale di Suez.
“Il ghiaccio si è sciolto a tal punto che molte cose che solo dieci anni fa non erano tecnicamente possibili, oggi invece lo sono. Prima guardavamo a luglio, agosto e settembre per navigare su quella tratta, quando il ghiaccio era sottile abbastanza da non rappresentare un pericolo. Ora quella finestra di navigabilità si sta allargando sempre di più”. A spiegarlo è Malte Humpert, uno dei fondatori dell’Arctic Institute e studioso della Rotta marittima del Nord, una via commerciale che sta diventando sempre più trafficata di pari passo con i cambiamenti climatici.
“Il motivo per cui questa rotta è così allettante sta nel fatto che è una scorciatoia tra l’Europa e l’Asia. A seconda del punto di partenza e di quello di arrivo è di circa il 40% più corta. – spiega Humpert – Stiamo assistendo a un’intensificazione delle attività commerciali, ma per adesso si tratta di un incremento legato soprattutto al gas naturale e al petrolio”.
Malte Humpert è mebro e cofondatore dell'Arctic Institute
Lo scioglimento della banchisa sta rendendo accessibili anche nuovi giacimenti di petrolio e gas situati proprio nell’Artico. E a febbraio, la petroliera russa Christophe de Margerie scortata da una rompighiaccio a propulsione nucleare ha segnato un nuovo record, percorrendo in pieno inverno la tratta che va dal porto cinese dello Jiangsu fino a Sabetta, nella Russia siberiana.
Il ruolo della Cina
Ma è proprio a Est che l’interesse per l’estremo Nord del pianeta sta crescendo sempre di più. Nonostante l’oggettiva lontananza geografica, la Cina recentemente si è autoproclamata “Stato vicino all’Artico” e a febbraio ha svelato la sua strategia per la creazione di una “Via della seta polare”. I volumi di traffico sono ancora ridotti, ma in prospettiva, con l’aumento delle temperature, le cose potrebbero cambiare. Motivo per cui Pechino ha iniziato da tempo a investire nelle terre del Nord, dalla Groenlandia all'Islanda.
Il gruppo China Ocean Shipping Company (COSCO), di proprietà dello Stato cinese, è uno dei maggiori al mondo per il trasporto dei container
“Per la Cina si tratta soprattutto di una questione economica. Vuole far parte del Consiglio Artico e sta costruendo delle rompighiaccio per operare nel commercio. La compagnia marittima cinese Cosco ha compiuto circa 50 viaggi negli ultimi cinque o sei anni raggiungendo l’Europa con le sue navi merci attraverso l’Artico”, osserva Humpert.
Verso una nuova Guerra Fredda?
Nel 2019, la proposta dell’allora presidente statunitense, Donald Trump, di comprare la Groenlandia, aveva fatto discutere e al contempo rivelava anche la preoccupazione degli Stati Uniti per i crescenti investimenti della Cina in Groenlandia. E se i rapporti tra Washington e Pechino rimangono tesi anche con la nuova amministrazione di Joe Biden, la Russia sta rinforzando sempre di più la propria presenza militare sopra il circolo polare.
Il presidente Vladimir Putin visita una nuova nave rompighiaccio nel novembre 2020
E c’è chi scommette che proprio l’Artico diventerà uno dei fronti di una nuova guerra fredda. Sarà così? "Non credo che ci sarà un conflitto che prenderà avvio proprio nell'Artico. Ma c'è sempre la preoccupazione che un conflitto scoppiato da qualche altra parte del mondo possa migrare nell'Artico, così come la guerra fredda ha avuto diversi teatri", conclude Humpert.