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"La fiducia contro i populismi"

Il premier portoghese, presente al WEF, si sofferma sulla ricetta che ha permesso al suo paese di risollevarsi

  • 24 gennaio 2018, 19:28
  • 8 giugno 2023, 15:22
Antonio Costa

Antonio Costa

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A Davos la presenza statunitense inizia ad essere decisamente percettibile, con l’arrivo tra giovedì e venerdì di una folta delegazione governativa guidata dal presidente statunitense Donald Trump, atteso domani.

Oggi però, a Davos è stata una giornata dedicata all’Europa, all’UE e alla sua difficile evoluzione. Per discuterne c’era anche un capo di Governo particolarmente sorridente: il premier del Portogallo Antonio Costa, che in poco più di due anni ha traghettato il suo paese da una situazione di crisi profonda, verso una ritrovata normalità. E questo senza che emergessero nuovi movimenti politici populisti a destabilizzare ulteriormente la situazione. Pierre Ograbek lo ha avuto l'opportunità di incontrarlo e di seguito vi proponiamo la sua intervista.

Il Portogallo è semplicemente un paradiso, per i suoi cittadini, per gli elettori?

"No, non è una questione di paradisi. Vedo che questo tipo di fenomeno esiste quando la gente e la società sono dominate dalla paura. Noi siamo riusciti a far fronte alla paura. Abbiam ridato fiducia alla gente, una speranza nel futuro del nostro paese. La crisi ci ha toccato in modo molto duro, ma ne siamo usciti. Ora la gente può pensare al nostro avvenire con delle certezze. Questo è il miglior modo per resistere a qualsiasi tipo di populismo: la fiducia nelle istituzioni, e la capacità nell’ottenere dei risultati".

"Anche a livello politico, certo. Come lei sa, abbiam cambiato la maggioranza: in Parlamento, al Governo, nel tipo di politiche. Questo ha dimostrato che la democrazia è in grado di trovare delle alternative, attraverso i partiti democratici. Ci sono stati dei momenti in cui i diversi partiti politici hanno fatto fatica a differenziarsi. E quando la gente non trova delle alternative tra i partiti tradizionali allora va a cercarle altrove. È questo che ha aperto le porte a nuovi partiti più o meno populisti, di vario tipo. In Portogallo abbiamo dimostrato che le famiglie politiche tradizionali sanno trovare delle soluzioni alternative. Dopo la crisi la maggioranza del popolo ha respinto la soluzione di coloro che erano allora al Governo. È normale. In Parlamento siamo riusciti a trovare una maggioranza alternativa, con un Governo che ha adottato delle politiche nuove. Con dei buoni risultati, per fortuna. Questo ha rafforzato la fiducia e la credibilità di questa soluzione politica".

"Non era evidente, ma non è neppure stato un miracolo. È stata una soluzione pragmatica: un Governo di minoranza di un partito socialista (socialdemocratico), con il sostegno dei partiti più a sinistra. Conosciamo bene le differenze tra di noi. Ci siamo messi d’accordo su cosa vogliamo fare insieme, pur mantenendo le differenze su dei punti fondamentali, sui quali non siamo d’accordo e sui quali non troveremo mai un accordo. È normale, in politica. È ciò che imprime l’identità di ogni partito politico. Siamo delle persone diverse, ma possiamo fare delle cose assieme. Senza mutare le nostre personalità. È questo che siamo riusciti a fare".

Ma concretamente si è trattato di ritrovare la fiducia a livello economico innanzitutto, piuttosto che a livello politico?

Per tornare al Governo, voi del centrosinistra avete però dovuto concludere un’alleanza con la sinistra più radicale. Non è certo scontato, che questo possa rassicurare tutti gli elettori

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