Le annunciate politiche di deportazione della Turchia e la crisi in Libano, a fronte della totale militarizzazione del confine greco-turco lungo il fiume Evros, hanno deviato le rotte migratorie verso il più permeabile confine bulgaro, dove le persone in transito affrontano violenze e respingimenti.
Dal 31 marzo 2024 la Bulgaria ha aderito parzialmente all’area Schengen, eliminando i controlli alle frontiere aeree e marittime, mentre i confini terrestri rimangono vigilati su pressione di Austria e Paesi Bassi.
Le ONG Center for Legal Aid - Voice in Bulgaria e Mission Wings denunciano abusi sui migranti e crescenti pushback in violazione dei diritti umani, con 36’633 respingimenti nei primi nove mesi del 2024 mascherati come “ritorni volontari”.
Inoltre, un accordo tra Unione Europea e Bulgaria, basato su un progetto pilota multimilionario avviato nel marzo 2023, ha portato a procedure di asilo e rimpatri più rapidi, nonché risorse e attrezzature aggiuntive per la gestione delle frontiere.
Documenti interni di Frontex, visionati dal BIRN e pubblicati da Le Monde, rivelano che negli ultimi 18 mesi sono stati registrati molteplici abusi dall’organismo di controllo interno per i diritti umani dell’agenzia di frontiera dell’UE. A tal proposito, il Ministero degli Interni bulgaro ha commentato in una nota che “sono stati confermati solo ‘casi isolati’ di respingimenti e che ciascuno di essi è stato indagato. La maggior parte delle accuse sono infondate”.Attivisti internazionali presenti sul campo denunciano crescenti intimidazioni e arresti arbitrari da parte della polizia.
Ferrovie sotterranee: la rotta invisibile dei migranti tra Turchia e Bulgaria
Laser 15.11.2024, 09:00