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La linea dura di Kim Jong-un

Il leader della Corea del Nord punta ora a qualificare il Sud come nemico di Pyongyang, disconoscendo l’obiettivo della riunificazione. Cosa sottendono le sue mosse? ANALISI

  • 16 gennaio, 19:45
  • 16 gennaio, 20:04

Il nemico sudcoreano: le modifiche nella costituzione di Pyongyang

SEIDISERA 16.01.2024, 18:42

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Di: Lorenzo Lamperti

Questa volta non è solo retorica. Questa volta Kim Jong-un pare davvero intenzionato a passare alle “cose formali”. Il leader supremo della Corea del Nord ha infatti chiesto un emendamento costituzionale per etichettare la Corea del Sud come “nemico principale e invariabile” del Paese. Ma anche per definire il territorio del Nord come separato da quello del Sud.

Una mossa senza precedenti che, se messa in atto, avrà conseguenze molto pratiche. La prima implicazione concreta sarebbe il disconoscimento definitivo dell’obiettivo della riunificazione. Nonostante la guerra di Corea e la netta divisione tra le due parti della penisola, ufficialmente il fine ultimo di Pyongyang era sempre stato quello della riunione col Sud.

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SEIDISERA 16.01.2024, 18:43

Un obiettivo che lo stesso Kim ha definito ormai “impossibile” in un discorso all’Assemblea Suprema del Popolo, quanto di più lontanamente simile a un Parlamento ci sia in Corea del Nord. Si tratta di una conferma di quanto Kim aveva già detto nel suo discorso di fine anno, quando chiudendo il tradizionale vertice conclusivo degli stati generali del Partito del Lavoro. In quell’occasione aveva bollato come “un errore” la ricerca della riunificazione, rompendo dunque la linea ufficiale avviata dal nonno Kim Il-sung e dal padre Kim Jong-il.

Dopo il discorso di Kim, c’è stato subito un effetto concreto: lo scioglimento di tutte le organizzazioni che promuovono la cooperazione e la riunificazione col Sud. Già nelle scorse settimane era stato cancellato l’accordo militare intercoreano del 2018, in seguito al lancio del primo satellite spia da parte di Pyongyang.

La sensazione diffusa è che questa volta non si tratti di mera propaganda. Ciò non significa che senz’altro Kim intende arrivare allo scontro frontale, ma le conseguenze delle sue parole potrebbero non restare solo su carta. Difficile peraltro non notare come questi sviluppi arrivino poche settimane dopo la prima accusa ufficiale da parte degli Stati Uniti di aver rifornito di armi la Russia per sostenere l’invasione dell’Ucraina. Accuse a cui hanno fatto seguito le voci sul sostegno militare anche ad Iran e Hamas.

Proprio oggi, martedì, si trova peraltro a Mosca la ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son-hui, per colloqui con l’omologo Sergei Lavrov e il presidente russo Vladimir Putin. Nell’agenda non ufficiale, potrebbe rientrare il sostegno militare di Pyongyang a Mosca e quello tecnologico di Mosca a Pyongyang, che sarebbe peraltro stato utile nella riuscita del lancio del satellite spia a fine novembre. Di più: dopo la visita di Kim nell’Estremo Oriente Russo dello scorso settembre, in programma ci sarebbe un viaggio (che sarebbe storico) di Putin in Corea del Nord.

Analisti solitamente misurati come Robert L. Carlin e Siegfried S. Hacker sostengono che le recenti manovre possano dimostrare l’intenzione di Kim di prepararsi a un conflitto. Altre voci meno pessimiste ritengono invece che possa trattarsi di un tentativo estremo di posizionamento negoziale, visto che ad aprile sono in programma le importanti elezioni legislative in Corea del Sud (col presidente conservatore Yoon Suk-yeol che potrebbe definitivamente perdere il controllo dell’Assemblea nazionale a favore dei democratici, molto più dialoganti col Nord). In tal senso, l’avvicinamento alla Russia sarebbe una risposta a quello che Pyongyang percepisce come un totale allineamento di Seul a Stati Uniti e Giappone. Una cosa è certa: emendare la Costituzione significa dare una svolta profonda. E non solo retorica.

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