Tra le varie conseguenze scaturite dalla guerra in Ucraina, c’è anche il rischio di lasciare pazienti affetti dal cancro senza accesso alle nuove cure. Il motivo principale è legato all’interruzione di studi clinici condotti in Ucraina e in Russia sponsorizzati dalle industrie farmaceutiche svizzere. Circa il 20% degli studi di Roche si svolgono in Ucraina, riporta ad esempio la Food and Drugs Administration statunitense (FDA). La maggior parte delle sperimentazioni riguardano test per lo sviluppo di farmaci contro il cancro.
Quali sono i problemi principali?
Il problema principale è l’accesso alle medicine delle persone coinvolte nelle ricerche, attualmente rifugiate in bunker e impossibilitate a recarsi negli ospedali ucraini. Questa situazione comporta degli effetti devastanti sui pazienti, in particolar modo su quelli che partecipano ad uno studio clinico come ultima speranza per guarire dalla malattia.
Un altro problema è posto dalla scarsa qualità dei dati raccolti e dalla fornitura di medicine. Nel mondo clinico la continuità è un elemento essenziale e in questo senso le farmaceutiche hanno messo in pausa gli studi esistenti, dando la priorità alla sicurezza delle persone arruolate negli studi.
Oltre all’irreperibilità dei pazienti, c’è un altro problema ancora più preoccupante: gli attacchi alle strutture sanitarie. Secondo l'OMS sono circa una sessantina le strutture colpite in Ucraina dall’inizio della guerra.
"Queste persone sono già molto coraggiose. Hanno il cancro e si sono già offerte di partecipare allo studio. Quello che abbiamo detto loro è che faremo di tutto per farvi continuare a ricevere le cure" ha riferito a Swissinfo il responsabile medico Steven Stein della farmaceutica americana Incyte con sede principale in Svizzera.
Perché l’Ucraina?
L’Ucraina è iniziata ad essere un luogo interessante per lo studio di test clinici dalla fine degli anni Novanta per i costi relativamente bassi e per le legislazioni particolarmente favorevoli in linea con le normative internazionali. Il CEO di Cebis Mihai Manolache ha riferito, sempre a Swissinfo, che l’Ucraina è un mercato molto attraente per le aziende, in quanto non appartenente all’Unione europea ma allo stesso tempo, in termini di popolazione, è tra i paesi più grandi in Europa.
Un altro fattore favorevole del sistema sanitario ucraino è la digitalizzazione delle cartelle che ha permesso di velocizzare il processo di reclutamento dei pazienti.
L’Ucraina però non è l’unico Paese, anche la Russia ospita diversi test clinici all’interno dei propri ospedali. Anche questi vedono un futuro incerto, soprattutto legato al problema etico delle aziende se continuare ad operare in Russia o boicottare il Paese in risposta all’invasione Ucraina. Anche se la medicina è esente dalle sanzioni russe, i test sono indirettamente colpiti perché finanziati attraverso conti in banche statali russe.
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