Reportage

La tregua invisibile: la vita sotto le bombe a Kramatorsk

Nella città, che vive sotto perenne attacco, sempre più persone devono imparare le tecniche di primo soccorso e la polizia si trova confrontata a nuove problematiche

  • 27 marzo, 05:48
  • 27 marzo, 08:20
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RG 12.30 del 26.03.205: da Kramatorsk, il reportage di Davide Maria De Luca

RSI Info 26.03.2025, 12:30

  • Ugo Lucio Borga
Di: Davide Maria De Luca, fotografie di Ugo Lucio Borga 

“Del cessate il fuoco non ci siamo accorti. Qui arrivano più bombe, più missili di prima. La situazione non è migliorata”. Elena è un’insegnante di inglese nel liceo numero 35 di Kramatorsk, la più grande città del Donbass ancora sotto controllo ucraino. La sua opinione è condivisa da molti in questa città a poche decine di chilometri dal fronte.

La tregua energetica tra Russia e Ucraina, mediata dagli Stati Uniti, così come i colloqui di pace e la supposta volontà di arrivare a una pace del Cremlino, di cui il presidente americano Donald Trump dice di essere sicuro, qui non hanno prodotto grandi effetti. I droni kamikaze continuano ad arrivare quasi ogni giorno e le sirene suonano al mattino, a pranzo e a sera, tanto che ormai, qui in Donbass, nessuno ci fa più caso.

L’ennesimo allarme aereo non interrompe la lezione di primo soccorso a cui Elena sta assistendo. Siamo in un’aula scolastica dove, alle pareti, al posto di mappe del mondo e disegni del corpo umano, sono appese istruzioni da seguire in caso di bombardamenti e immagini per imparare a distinguere i vari tipi di mine e altre munizioni inesplose.

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Una guida per identificare mine ed ordigni inesplosi appeso in una classe del liceo numero 35 di Kramatorsk

  • Ugo Lucio Borga

A tenere il corso sono due agenti del battaglione di polizia di Kramatorsk-Sloviansk, il maggiore Petro e l’agente Irina. I loro studenti sono una ventina di insegnanti, tutte donne e quasi tutte sopra la cinquantina. Al centro della lezione, c’è una prova pratica di utilizzo del tourniquet, una sorta di laccio emostatico avanzato, fatto di velcro e plastica resistente. Le insegnanti mugugnano di dolore mentre lo provano le une sulle altre. Quando è il momento della prova “sotto stress”, Elena, l’insegnante di inglese, deve applicare il tourniquet all’agente Irina, che si dimena urlando mentre è sdraiata in terra.

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Un corso di medicina di emergenza per insegnanti di scuola a Kramatorsk

  • Ugo Lucio Borga)

“Penso che questo corso sia molto utile non solo per me, ma anche per le mie colleghe più anziane - dice Elena dopo l’esercizio - È importante fare queste prove pratiche”. Elena non ha mai dovuto prestare primo soccorso, ma qui a Kramatorsk quella di soccorrere qualcuno per strada è un’eventualità che può capitare letteralmente in qualsiasi momento. Una settimana fa, un missile ha colpito un edificio governativo e ferito quattro passanti a meno di cinquecento metri da qui.

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Prova di utilizzo di un tourniquet in una classe del liceo numero 35 di Kramatorsk

  • Ugo Lucio Borga

Nel frattempo, nonostante le bombe e la vicinanza del conflitto, la vita quotidiana prosegue. Seguiamo una volante della polizia durante un giro di pattuglia. Gli agenti fermano automobili per controlli di routine e segnalano violazioni del traffico come in qualsiasi altra città del mondo. Ma il lavoro di polizia in una città del fronte ha anche le sue peculiarità, spiega il sergente Artyom Krayets.

“Con il coprifuoco che inizia alle 21, il numero di crimini è diminuito, ma sono comparsi anche nuovi reati”, dice. Uno particolarmente bizzarro è la distillazione illegale e il contrabbando di alcolici. Nella regione di Donetsk, il commercio di alcolici è sostanzialmente vietato, per cercare di limitare la piaga dell’alcolismo nelle forze armate. Ma questa regola, come ai tempi del proibizionismo negli Stati Uniti, ha creato opportunità per i criminali.

Un altro fattore che ha contribuito a ridurre il crimine in città è che mentre il numero di agenti è rimasto costante, gli abitanti si sono pressoché dimezzati. E quelli che sono rimasti sono soprattutto anziani. Il fronte è ancora lontano - almeno per gli standard ucraini: si trova a circa una ventina di chilometri - ma nel corso degli ultimi tre anni non ha fatto che avvicinarsi.

Secondo il sergente Kravets, i combattimenti presto arriveranno anche a Kramatorsk. “Quel fottuto Putin vuole prendersi tutto il Donbass - dice - Un sacco di gente combatte al fronte, ma lui non vuole fermarsi”. E la tregua, le trattative tra Trump e Putin? Lui alza le spalle: “Come si fa a fidarsi di persone del genere?”.

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